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HASHTAG RUN IN CRETE

Avere la possibilità di correre e non parlo di gare, ma di semplici corse o allenamenti routinari, in un altro paese ha, per me, un fascino particolare. Ritrovarmi a sgambettare su strade sconosciute ed in mezzo a persone di cui spesso non comprendo il linguaggio mi fa sentire come una novella esploratrice in calzoncini e canotta!

Quest’anno la meta delle ferie estive è stata l’isola di Creta che offre, a noi runner, una miriade di possibilità: le spiagge, le montagne (la più alta arriva quasi a 2.000 m), gli sterrati e l’immancabile asfalto. Ho impiegato tantissimo tempo per studiare nei minimi dettagli l’abbigliamento e l’attrezzatura da portare con me, molto più rispetto a quello dedicato al “quotidiano”; volevo essere sicura di non dimenticare nulla di indispensabile. Così nel bagaglio, rigorosamente a mano, sia mai che si perda la valigia, sono finiti oltre agli immancabili  calzoncini e canottiere, scarpe da strada e da trail, borraccette per l’acqua e una “fighissima” luce di posizione, nell’eventualità di un’uscita al buio.

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Una volta arrivata ad Almiryda, base logistica della nostra vacanza mi rendo conto che:

  1. non c’è più di qualche centinaio di metri in piano, la vedo difficile rispettare la tabella di preparazione alla maratona autunnale;
  2. non siamo in una zona di spiagge lunghe a perdita d’occhio; se va bene arriviamo a 100 m tutti filati poi si trovano gli scogli. Posso anche dimenticarmi i sogni di corse sulla sabbia sguazzando nella spuma bianca lasciata dal mare;
  3. intorno a noi ci sono solo montagne, di una bellezza da togliere il fiato, ma sempre e comunque con salite abbastanza impegnative; si prospettano due settimane di allenamenti molto interessanti.
  4. Non ci sono strade sterrate, solo asfalto, questo toglie un po’ di poesia e lascia le scarpe da trail in valigia.

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Modifico, con qualche abile incastro, la tabella che avevo finito di preparare solo la settimana prima e decido che una prima uscita di 10 km a passo libero va benissimo. La proprietaria dell’appartamento mi suggerisce di seguire una strada che porta ad una casa gialla; da qui, andando a sinistra si dovrebbe trovare un’altra strada che dovrebbe farmi tornare al punto di partenza. Andiamo in esplorazione!

Alle 7 di mattina, e già c’è un caldo che si muore, dispositivi accesi, vuoi non registrare a “imperitura memoria” il primo giro cretese, parto. Corro in salita con una pendenza che varia da abbastanza impegnativa a mannaggia che fatica! Passano i chilometri, ma di case gialle non ne vedo; tutte rigorosamente bianche, così come il cimitero che di colpo mi si para davanti! Forse io e la signora non ci siamo capite! Sono passati solo 3,5 km, un po’ poco per pensare di tornare indietro. Prendo una strada che sembra procedere in piano, purtroppo per poco perchè subito precipita per quasi un chilometro fino ad un paese dal nome impronunciabile, Gavalochori, ma pieno dei colori e dei profumi tipici greci. Come mio solito perdo il senso dell’orientamento anche in mezzo a questo pugno di case, quindi, per sicurezza, torno sui miei passi, anche se questo mi costringe a rifare quegli 800 m in salita che sono una vera faticaccia; mi  consola sapere che dopo sarà praticamente solo discesa. Mi sembra di essere in vacanza in montagna, non vedo altro intorno a me , finchè, dietro una curva rispunta il mare, di un colore blu scuro e ancora lontanissimo; mi fermo a guardare, provo anche a fare una foto, ma so che non riuscirà mai a riprodurre il mix di colori tra terra, mare e cielo che stanno ammirando in questo momento i miei occhi.

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Visto che l’esperimento è andato bene mi invento 60 minuti di fartlek avanti ed indietro, su e giù per il paese, con un gattino che mi fa gli agguati tutte le volte che caracollo vicino al porto ed un cane che abbaia infastidito ad ogni passaggio verso la montagna. Chiaramente c’è un vento teso a farmi compagnia lungo il paese che ha la capacità di soffiare sempre contro e mai a favore. Dopo un’ora così mi regalo un bagnetto rigenerante!

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A questo punto non posso farmi mancare un ciclo di ripetute in salita! Scelgo la strada che sembra avere una pendenza accettabile, ma al terzo scatto da 1 km sono costretta a mettere la musica a manetta per riuscire ad andare avanti e così in compagnia di Ed Sheeran, Imagine Dragons e One Republic riesco ad arrivare alla fine di questo allenamento.

Quando arriva il momento della mezza ho qualche perplessità; farsi 21 km qui diventa impegnativo; mi chiedo se possa avere senso per la preparazione di una maratona in piano; forse sarebbe meglio sostituirla con altro. Alla fine prevale la curiosità di andare ad esplorare altri posti e anche se non sarò in grado di mantenere il passo programmato decido che sarà comunque un allenamento “performante”.

Parto all’alba per cercare di fare più strada possibile prima dell’arrivo della calura. Così ho anche la scusa per provare la luce, fondamentale visto che dovrò correre sulla strada principale e voglio essere sicura che mi vedano bene, considerando la guida “sportiva” dei cretesi.

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I primi chilometri siamo solo io e il buio (e la paura delle macchine), lentamente, però, la montagna cambia, comincia ad assumere il suo caratteristico colore “creta” (incredibile vero?), che mi piace da morire, e finalmente il sole fa capolino tra le vette.

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Mi fermo a godermi almeno per un attimo il paesaggio ed i profumi che sono un mix di menta, ulivi e fichi che mi circondano. La salita è pesante, anche perchè sono in mezzo al nulla e non c’è niente a distrarmi a parte, ogni tanto, un gruppo di pecore che mi vengono incontro lungo la strada e mi costringono a rallentare (come se stessi andando veloce!). Arrancando arrivo a Vamos il paesino che fa da giro di boa, pieno di localini caratteristici con le tovaglie a quadrettoni e gli avventori, baffuti, seduti a bere il famoso caffè greco. Verrebbe voglia di fermarsi con loro a fare quattro chiacchiere.

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E invece si torna indietro, tutta discesa, quasi una pacchia se non fosse che dopo un po’ le ginocchia cominciano a scricchiolare. Verso il ventesimo chilometro mi sento decisamente stanca ed accaldata, nonostante stia correndo in discesa sono costretta a rallentare per recuperare un pochettino di energia.  Non vedo il mare, che significa essere arrivata, ma ormai so che comparirà di colpo dietro l’ennesima curva, ed infatti dopo poche centinaia di metri me lo ritrovo davanti e come sempre ha la capacità di lasciarmi senza parole.  Adesso che c’è luce vedo quanti alberi di fico ho superato all’andata senza accorgermene, decido di approfittarne e,  con le mani appiccicose e piene di frutti mi presento a casa.

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Alla fine della vacanza qual’è il bilancio di queste uscite cretesi?

 in due settimane ho patito il caldo, ho arrancato sulle salite e mi sono fatta venire i crampi nelle discese, mi sono dissetata con acqua già calda nonostante fosse appena uscita dal frigorifero, ho fatto le ripetute sempre controvento, sono stata assalita dal gatto e spaventata dai tantissimi animali randagi che circolavano per le strade, ho rubato fichi, pere ed uva, ma soprattutto e senza ombra di dubbio

mi sono divertita come una matta!