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La mezza di Aprile

Foto inizio articolo mezza aprile

 

Edizione: 6

Data: 28 Aprile 2019

Luogo: Marsala (Tp), Sicilia

Percorso: su strade asfaltate e pianeggianti, con partenza ed arrivo da Piazza Mameli. Il circuito è un anello di circa 7 km da ripetersi per 3 volte.

Orario di partenza: 9,45 a.m.

Quota d’iscrizione: La quota di partecipazione alla manifestazione è stabilita in €. 20,00 per le iscrizioni che perverranno entro le ore 24:00 di mercoledì 24 Aprile. Per le iscrizioni pervenute entro le ore 24:00 di MARTEDI’ 23 Aprile, verrà applicata la tariffa agevolata di €. 15,00.

Servizi compresi:

• Medaglia di partecipazione per tutti gli atleti che avranno tagliato il traguardo;
• Ricco Pacco Gara;
• Maglietta tecnica per tutti i partecipanti;
• Ristoro di liquidi intermedio lungo il percorso;
• Assistenza medica;
• Pettorale di gara;
• Servizio di cronometraggio effettuato mediante microchip;
• Servizi igienici in zona partenza/arrivo.
° Sarà consegnata una spugna a partecipante all’atto del ritiro pettorale;
• Diploma di partecipazione scaricabile sul sito http://www.tds-live.com.

Tempo massimo: 2h, 45

Consegna pettorali:

Pettorali e Chip saranno consegnati ad un responsabile di società, in maniera cumulativa:
Sabato 27 aprile presso l’Ouverture della “Cantina Pellegrino” http://www.carlopellegrino.it/
sita in via Lungomare Salinella a partire dalle ore 15.00 alle ore 18.30. In questa fascia oraria
saranno organizzate delle visite guidate delle Cantine Storiche.
Domenica 28 aprile , nei pressi di Piazza Mameli dalle ore 7,00 alle ore 8,30.

Maglia:

Maglia mezza aprile

 

Sito: http://asdmarsaladoc.jimdo.com/

 

La Mezza di Marzo

Logo stramilano

 

Edizione: 43

Data: 24 Marzo 2019

Luogo: Milano (Mi), Lombardia

Percorso: ad anello, su strade asfaltate e pianeggianti, con partenza ed arrivo da Piazza Castello.

Percorso stramilano

 

Orario di partenza: 10,30 a.m.

Quota d’iscrizione: 34 € dal 1° al 28 febbraio
38 € dal 1° al 20 marzo

Servizi compresi: pettorale gara, assicurazione RCT, sacca gara con t-shirt ufficiale, ristori e spugnaggi, servizio di sicurezza, chip di cronometraggio, programma ufficiale, materiale informativo e, per gli atleti arrivati al traguardo, la medaglia ricordo e il diploma di partecipazione che, nei due mesi successivi alla manifestazione, potrà essere scaricato secondo le modalità che verranno indicate in seguito.

Tempo massimo: 3h

Maglia:

Maglia stramilano

Gare Correlate:

  • Stramilano 10 km con partenza da Piazza Duomo alle ore 9.00 a.m.
  • Stramilanina 5 km con partenza da Piazza Duomo alle ore 10.00 a.m.

 

Sito web: http://www.stramilano.it

 

 

Le sette sorelle dell’ultramaratona

Sapete di cosa si tratta? Sono le 7 ultramaratone, sparpagliate in giro per il pianeta (ma due sono in Italia), considerate per distanza, clima, cancelli orari (o un mix di questi) le più difficili al mondo.

E sono così dure da affrontare che fino a qualche giorno fa nessun uomo o donna era mai riuscito a concluderle tutte, questo fino a Gennaio, quando la “Brazil Ultramatathon 135” ha visto tra i suoi finisher un certo Simone Leo, italiano, che per primo può vantarsi di averle corse tutte e, se non bastasse, di averle terminate tutte al primo tentativo.

Ma quali sono queste 7 “bestie nere” dell’ultramaratona?

Per campanilismo partiamo dall’Italia:

NOVE COLLE RUNNING: 202,4 km, 3.840 m di dislivello, 8 cancelli orari e 30 ore per concluderla. La partenza e l’arrivo sono a Cesenatico (FC). Quest’anno si correrà la 22° edizione dal 18 al 19 maggio. I traguardi sono 3: “La Montagna” all’84° km sul colle Barbotto, “La Roccia” al km 160,9 (100 miglia),  “Uomo e/o Donna d’Acciaio” al traguardo dei 202 km. Il punto più difficile è la salita al Barbotto lunga 5,5 km e con una pendenza media del 7%, ma con punte del 18%. I record sono di Daniele Palladino con 13h,52′,55” nel 2013 e di Brenda Guajardo con 20h,21′,15” nel 2016. Questa atleta per ben 2 anni consecutivi (2016 e 2017) è arrivata prima assoluta lasciando dietro di sé anche gli uomini!

 

ULTRA MILANO-SANREMO: 285 km (l’ultra italiana più lunga), 1.200 m di dislivello, 5 cancelli orari e 48 ore per finirla. La gara può essere corsa in solitaria o in staffetta. Il punto di maggiore sofferenza è sicuramente il Passo del Turchino da affrontare la notte. La partenza, a Milano della 3° edizione è prevista il 27 aprile 2019; l’arrivo a Genova.

 

ULTRABALATON: 221 km intorno al lago Balaton in Ungheria. Sono presenti 50 cancelli orari e il tempo massimo è di 32 ore. Quest’anno la competizione si svolgerà tra il 20 e il 22 maggio. L’italiano Ivan Cudin è arrivato primo nel 2014 e terzo nel 2015.

Mappa lago Balaton

SPARTATHLON: 246 km, 3.800 m di dislivello, 75 cancelli orari e 36 ore a disposizione per correre da Atene a Sparta e baciare il piede alla statua del Re Leonida. Prossima partenza 27 Settembre 2019. Il grosso impegno è legato ai tempi di passaggio tra un check-in ed il successivo che sono molto stretti. Ivan Cudin ha battuto tutti nel 2010, 2011 e 2014; mentre il record maschile è di Yannis Kouros nel 1984 con 20h, 25′,00” e quello femminile è di Patrycja Bereznowska, nel 2017, con 24h,48′,18”.

PHILIPPIDES RUN: la Atene – Sparta – Atene. La più lunga di tutte con i suoi 490 km, 14 check-point, tempo massimo a disposizione 104 ore. Praticamente significa fare due volte la Spartathlon! La quinta edizione dovrebbe svolgersi a Novembre 2019.

Mappa Fhilippides run

BRAZIL ULTRAMARATHON 135: 217 km da percorrere in 60 ore. Gara resa durissima dal percorso che prevede praticamene solo salite e discese; pochissimo piano. Viene considerata come la competizione più dura del Brasile in quanto viene corsa sulla parte più impegnativa del Cammino da Fé. Prossima competizione Gennaio 2020.

 

BADWATER ULTRAMARATHON 135: 217 km che partono dai -85 m s.l.m. a Badwater in California ed arrivato a +2530 m all’ingresso del parco del Monte Whitney. Il dislivello è di 4.450 m e 48 ore il tempo limite per concluderla. Le temperature che possono superare i 50°C e le salite lunghe e continue la rendono una gara massacrante. L’anno scorso   Michele Graglia con 28h,41′,57” ha regalato la prima vittoria all’Italia. Prossimo appuntamento 15 luglio 2019.

Mappa Badwater

Chi di voi sarà il prossimo che andrà a prendersi questa targa?

Targa Simone Leo

Maratona in acqua alta

Punto uno: questa maratona non ho mai voluto correrla perchè non mi entusiasmava alla follia un percorso con solo due km all’interno della Serenissima e il resto tra zone industriali e periferie (almeno questo avevo capito).

Punto due: se la tua carissima amica Paola, quella che ti ha portato a fare i tuoi primi 42 km, ti chiede di accompagnarla, come pacer, proprio a quella maratona che cosa fai le dici di no solo perché non è di tuo gradimento? Io l’ho fatto, ma lei ha insistito e così sabato mattina mi sono ritrovata seduta sul treno direzione Venezia.

Punto tre: contentissima di aver partecipato alla gara, non solo perché la maratona in sé è bella da correre, ma perché questa 33° edizione resterà nella storia e noi potremo dire “Io c’ero!”

Questa Venice Marathon non parte sicuramente con i migliori auspici, per domenica, giorno della gara, sono previste abbondanti piogge e tanto tanto vento. Ed infatti quando il bus dell’organizzazione ci scarica a Stra, zona della partenza, diluvia e tira un gran vento. Cerco d’indovinare quale potrebbe essere l’abbigliamento migliore e, naturalmente, sbaglio perchè, un’ora dopo, allo start, c’è il sole e così mi ritrovo, legato in vita, un triplice strato tra fascia porta pettorale, marsupio e giacca antivento (sorvolando sul cappello antipioggia agganciato da qualche parte).

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Ad un ora dal via

I primi 20 km di corsa si snodano lungo il fiume Brenta colorato di verde come gli alberi che lo circondano con, ai lati delle strade, tanta tanta gente che urla, incita, applaude.  Un tifo incredibile; raramente mi è capitato di sentire così tanta partecipazione durante una maratona. Ci sono i bambini che allungano la manina per avere il fatidico “batti 5” e gli anziani, affacciati alle finestre di ville e casali di una bellezza incredibile, che ti sorridono e salutano tutte le volte che gli urli un “Buongiorno!”. Comincio a pensare che decidere a priori di non fare una gara basandosi solo sui “sentito dire” non sia un’idea particolarmente furba. Questa prima parte è anche divertente perché le persone hanno ancora la voglia e la forza di chiacchierare e sentire i discorsi, normalmente poco seri, degli altri aiuta a far passare il tempo.

Non mi dimentico che sono qui come pacer, che devo far mantenere a Paola un passo costante cosa che, devo ammettere, non è proprio il mio forte, per cui mi ritrovo a guardare il GPS ogni istante per paura di farle fare l’elastico (troppo veloce, rallento; troppo lento accelero) che la farebbe stancare troppo e rischierebbe di rovinare la sua performance. Solo quando mi rendo conto, con mio sommo stupore, che il passo medio rimane fisso e invariato mi concedo  un po’ più di relax.

Io e Paola

E’ arrivato il sole

Dopo il 20° km si abbandona il Brenta e si entra nella zona di Marghera, che dà il via alla parte meno entusiasmante del percorso, contraddistinta da periferie e zone industriali. Anche il meteo sembra risentire del cambiamento di paesaggio: il sole è sparito, si è alzato un po’ di vento e ogni tanto uno sguazzo di pioggia ci tiene compagnia. Io e la mia socia proseguiamo in silenzio se non per comunicazioni di servizio, il gruppo dei corridori si è lentamente disgregato e i pochi che sono intorno a noi hanno sempre meno voglia di chiacchierare e fare battute; è arrivato il momento in cui il fiato è meglio tenerlo per correre.

Arriviamo al parco S. Giuliano che giriamo in tutte le direzioni con il vento contrario che si fa sentire in modo più insistente, ci ridiamo sopra ignare che è solo l’antipasto di quello che ci aspetta a breve.

Finalmente, e siamo al 33° km, lasciamo il parco e ci inerpichiamo sulla salita che porta allo spauracchio di questa maratona: il Ponte della Libertà. Tutti ne parlano come di una cosa terribile da affrontare: 4 km di rettilineo infinito che collega la terraferma con Venezia.

Ponte libertà

Il ponte della libertà

Ho sempre pensato che si trattasse di un’esagerazione dovuta al fatto che la gente arriva a quel punto stanca e quindi meno lucida. Mi dico: cosa vuoi che siano 4 km, in un attimo si fanno! Questo pensiero così intelligente scompare non appena la salita finisce e sollevo lo sguardo. Quello che vedo mi getta nello sconforto più totale: Venezia c’è, se ne vedono i contorni all’orizzonte, ma non è possibile che siano solo 4 km quelli che ci separano, saranno almeno 10. A questo aggiungiamo che c’è un muro d’aria (definirlo vento è troppo riduttivo) che ci blocca e non ci fa procedere se non spingendo a forza un passo dopo l’altro a testa bassa. Ogni volta che tento di rialzare un po’ la testa sono sempre più convinta che la Serenissima sia un miraggio: non sembra essersi avvicinata neanche di un metro; eppure noi continuiamo a correre ed il tempo sta indubbiamente passando. Ad un certo punto Paola mi urla “Ma quanto siamo fighe non abbiamo smesso un attimo di correre!”, ed ha ragione, abbiamo superato molte persone che hanno deciso di smettere di combattere contro la tempesta e proseguono camminando. A metà ponte c’è un ristoro, prendiamo rapide un bicchiere di Sali e proseguiamo, se ti fermi troppo non riparti più. Penso a questi poveri ragazzi che devono stare nel posto più infame di tutta la competizione per dare modo a noi di ristorarci, stanno sicuramente congelando eppure sono qui con il sorriso sulle labbra e pronti ad allungarci tutto quello di cui abbiamo bisogno.  E incredibilmente i palazzi di Venezia cominciano a delinearsi in modo più netto e a noi torna il buonumore perchè se è vero che il vento non ha smesso un attimo di darci contro è altrettanto vero che noi abbiamo saputo tenergli testa, che abbiamo corso lungo tutto questo dannatissimo ponte e che ormai a pochi km di distanza c’è il traguardo ad aspettarci. Ormai non ci ferma più niente e nessuno.

Come no …

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Neanche il tempo di tirare il fiato al riparo delle case e vediamo il primo dei 14 ponti da superare e … l’acqua alta! Ma come era prevista solo in S. Marco e infatti il percorso è stato modificato per non farci passare da li, ma qui sui canali no! L’acqua ci arriva fino a metà polpaccio e noi stanche e anche un po’ demotivate “tiriamo i remi in barca”, al diavolo il tempo, il passo costante, le previsioni di arrivo, salta tutto!

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E allora smettiamo di fare le maratonete e torniamo un po’ bambine “zompettando” nelle onde che si infrangono sui palazzi e ritornano indietro, un po’ camminando, un po’ corricchiando fino ad arrivare all’agognato traguardo.

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E un selfie non vogliamo farcelo?

E quindi? (come ci siamo dette io e Paola per tutta domenica)

Il percorso mi è piaciuto per una gran parte; d’altronde ci sono tracciati che si possono definire belli dall’inizio alla fine?

Il ponte della libertà rappresenta un’agonia, mi viene da paragonarlo ai Dissennatori di Harry Potter                  Dissennatore

che ti tolgono ogni gioia di vivere. Ma affrontarlo con tutto quel vento contrario diventa talmente sfidante che alla fine ci si sente quasi degli eroi.

 

Il percorso in città è veramente poco, soprattutto se si salta Piazza S. Marco, ma l’essere circondati da una bellezza senza paragoni ed incitati in tutte le lingue del mondo dai turisti che passeggiano al tuo fianco lo rendono veramente unico.

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Medaglia … medaglia

Certo un po’ di “carogna” viene se si pensa alla fatica fatta per riuscire ad ottenere un risultato che non arriverà per cause esterne, ma d’altra parte, tra qualche anno, le ore, i minuti ed i secondi impiegati saranno dimenticati, ma noi resteremo sempre quelli che potranno dire di aver corso una maratona con l’acqua alta!

Acqua alta

HASHTAG RUN IN CRETE

Avere la possibilità di correre e non parlo di gare, ma di semplici corse o allenamenti routinari, in un altro paese ha, per me, un fascino particolare. Ritrovarmi a sgambettare su strade sconosciute ed in mezzo a persone di cui spesso non comprendo il linguaggio mi fa sentire come una novella esploratrice in calzoncini e canotta!

Quest’anno la meta delle ferie estive è stata l’isola di Creta che offre, a noi runner, una miriade di possibilità: le spiagge, le montagne (la più alta arriva quasi a 2.000 m), gli sterrati e l’immancabile asfalto. Ho impiegato tantissimo tempo per studiare nei minimi dettagli l’abbigliamento e l’attrezzatura da portare con me, molto più rispetto a quello dedicato al “quotidiano”; volevo essere sicura di non dimenticare nulla di indispensabile. Così nel bagaglio, rigorosamente a mano, sia mai che si perda la valigia, sono finiti oltre agli immancabili  calzoncini e canottiere, scarpe da strada e da trail, borraccette per l’acqua e una “fighissima” luce di posizione, nell’eventualità di un’uscita al buio.

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Una volta arrivata ad Almiryda, base logistica della nostra vacanza mi rendo conto che:

  1. non c’è più di qualche centinaio di metri in piano, la vedo difficile rispettare la tabella di preparazione alla maratona autunnale;
  2. non siamo in una zona di spiagge lunghe a perdita d’occhio; se va bene arriviamo a 100 m tutti filati poi si trovano gli scogli. Posso anche dimenticarmi i sogni di corse sulla sabbia sguazzando nella spuma bianca lasciata dal mare;
  3. intorno a noi ci sono solo montagne, di una bellezza da togliere il fiato, ma sempre e comunque con salite abbastanza impegnative; si prospettano due settimane di allenamenti molto interessanti.
  4. Non ci sono strade sterrate, solo asfalto, questo toglie un po’ di poesia e lascia le scarpe da trail in valigia.

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Modifico, con qualche abile incastro, la tabella che avevo finito di preparare solo la settimana prima e decido che una prima uscita di 10 km a passo libero va benissimo. La proprietaria dell’appartamento mi suggerisce di seguire una strada che porta ad una casa gialla; da qui, andando a sinistra si dovrebbe trovare un’altra strada che dovrebbe farmi tornare al punto di partenza. Andiamo in esplorazione!

Alle 7 di mattina, e già c’è un caldo che si muore, dispositivi accesi, vuoi non registrare a “imperitura memoria” il primo giro cretese, parto. Corro in salita con una pendenza che varia da abbastanza impegnativa a mannaggia che fatica! Passano i chilometri, ma di case gialle non ne vedo; tutte rigorosamente bianche, così come il cimitero che di colpo mi si para davanti! Forse io e la signora non ci siamo capite! Sono passati solo 3,5 km, un po’ poco per pensare di tornare indietro. Prendo una strada che sembra procedere in piano, purtroppo per poco perchè subito precipita per quasi un chilometro fino ad un paese dal nome impronunciabile, Gavalochori, ma pieno dei colori e dei profumi tipici greci. Come mio solito perdo il senso dell’orientamento anche in mezzo a questo pugno di case, quindi, per sicurezza, torno sui miei passi, anche se questo mi costringe a rifare quegli 800 m in salita che sono una vera faticaccia; mi  consola sapere che dopo sarà praticamente solo discesa. Mi sembra di essere in vacanza in montagna, non vedo altro intorno a me , finchè, dietro una curva rispunta il mare, di un colore blu scuro e ancora lontanissimo; mi fermo a guardare, provo anche a fare una foto, ma so che non riuscirà mai a riprodurre il mix di colori tra terra, mare e cielo che stanno ammirando in questo momento i miei occhi.

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Visto che l’esperimento è andato bene mi invento 60 minuti di fartlek avanti ed indietro, su e giù per il paese, con un gattino che mi fa gli agguati tutte le volte che caracollo vicino al porto ed un cane che abbaia infastidito ad ogni passaggio verso la montagna. Chiaramente c’è un vento teso a farmi compagnia lungo il paese che ha la capacità di soffiare sempre contro e mai a favore. Dopo un’ora così mi regalo un bagnetto rigenerante!

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A questo punto non posso farmi mancare un ciclo di ripetute in salita! Scelgo la strada che sembra avere una pendenza accettabile, ma al terzo scatto da 1 km sono costretta a mettere la musica a manetta per riuscire ad andare avanti e così in compagnia di Ed Sheeran, Imagine Dragons e One Republic riesco ad arrivare alla fine di questo allenamento.

Quando arriva il momento della mezza ho qualche perplessità; farsi 21 km qui diventa impegnativo; mi chiedo se possa avere senso per la preparazione di una maratona in piano; forse sarebbe meglio sostituirla con altro. Alla fine prevale la curiosità di andare ad esplorare altri posti e anche se non sarò in grado di mantenere il passo programmato decido che sarà comunque un allenamento “performante”.

Parto all’alba per cercare di fare più strada possibile prima dell’arrivo della calura. Così ho anche la scusa per provare la luce, fondamentale visto che dovrò correre sulla strada principale e voglio essere sicura che mi vedano bene, considerando la guida “sportiva” dei cretesi.

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I primi chilometri siamo solo io e il buio (e la paura delle macchine), lentamente, però, la montagna cambia, comincia ad assumere il suo caratteristico colore “creta” (incredibile vero?), che mi piace da morire, e finalmente il sole fa capolino tra le vette.

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Mi fermo a godermi almeno per un attimo il paesaggio ed i profumi che sono un mix di menta, ulivi e fichi che mi circondano. La salita è pesante, anche perchè sono in mezzo al nulla e non c’è niente a distrarmi a parte, ogni tanto, un gruppo di pecore che mi vengono incontro lungo la strada e mi costringono a rallentare (come se stessi andando veloce!). Arrancando arrivo a Vamos il paesino che fa da giro di boa, pieno di localini caratteristici con le tovaglie a quadrettoni e gli avventori, baffuti, seduti a bere il famoso caffè greco. Verrebbe voglia di fermarsi con loro a fare quattro chiacchiere.

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E invece si torna indietro, tutta discesa, quasi una pacchia se non fosse che dopo un po’ le ginocchia cominciano a scricchiolare. Verso il ventesimo chilometro mi sento decisamente stanca ed accaldata, nonostante stia correndo in discesa sono costretta a rallentare per recuperare un pochettino di energia.  Non vedo il mare, che significa essere arrivata, ma ormai so che comparirà di colpo dietro l’ennesima curva, ed infatti dopo poche centinaia di metri me lo ritrovo davanti e come sempre ha la capacità di lasciarmi senza parole.  Adesso che c’è luce vedo quanti alberi di fico ho superato all’andata senza accorgermene, decido di approfittarne e,  con le mani appiccicose e piene di frutti mi presento a casa.

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Alla fine della vacanza qual’è il bilancio di queste uscite cretesi?

 in due settimane ho patito il caldo, ho arrancato sulle salite e mi sono fatta venire i crampi nelle discese, mi sono dissetata con acqua già calda nonostante fosse appena uscita dal frigorifero, ho fatto le ripetute sempre controvento, sono stata assalita dal gatto e spaventata dai tantissimi animali randagi che circolavano per le strade, ho rubato fichi, pere ed uva, ma soprattutto e senza ombra di dubbio

mi sono divertita come una matta!