Una 100 km, che oggi si chiama Passatore e domani avrà un altro nome, ma che sempre rimane un lungo viaggio di ore e emozioni.
km da 0 a 30 – l’arroganza
L’arroganza di chi è alla partenza della sua sesta 100 km, di chi pensa di avere ormai un bagaglio di esperienza tale da sottovalutare questo tipo di percorso, da crederlo più facile di quanto in realtà non sia. Sono partita troppo veloce, per quelli che sono i miei parametri, e nonostante sapessi che fosse un errore non ho rallentato nemmeno nei 10 km continui di salita che portano da Firenze a Vetta le Croci. Sapevo di stare andando oltre le mie possibilità eppure, imperterrita, non ho ridotto l’andatura convinta di avere sufficienti forze ed energie per arrivare fino in cima al Colla che è il punto più alto della competizione.
3 ore per 30 km
km da 30 a 40 – le lacrime di coccodrillo
Tutta la strafottenza finisce quando, dopo una breve discesa, ricomincia la salita, quella vera. Per un po’ il fisico regge ancora e riesco a correre qualche chilometro, ma quando la pendenza diventa impegnativa la macchina s’inceppa e non mi resta che camminare. Peccato che manchino 10 km al passo! Arranco guardando sconsolata tutti quelli che hanno gestito meglio le loro forze e adesso mi stanno superando. Nonostante abbia fatto bene tutti i compiti sul bere e mangiare mi sento la testa che gira, lo stomaco sottosopra e i piedi che s’incrociano. E io dovrei fare ancora 60 k m in queste condizioni? Ma non se ne parla proprio!
km da 40 a 47,5 – amore e odio
Mando un messaggio sulla chat della mia società dichiarando il mio stato patetico e l’intenzione di ritirarmi una volta arrivata al Colla. In meno di 10 minuti si materializza al mio fianco Daria che, in bicicletta, segue Lisa e Simone al loro primo Passatore. Per 8 km, mentre io a fatica metto un piede davanti all’altro, lei non smette un attimo di parlarmi ed incitarmi. Mi racconta aneddoti della sua vita con descrizioni interminabili, ma sempre simpatiche e divertenti; l’importante è distrarmi dalla situazione. Saluta tutti quelli che incrociamo e a tutti dice quanto questa salita assomigli alla Biella – Oropa che lei fa da quando è bambina insieme al suo papà. Ogni tanto si allontana un po’ e allora si guarda intorno con la paura che io ne abbia approfittato per fermarmi da qualche parte. La odio perchè mi costringe ad ascoltarla e questo mi impedisce di crogiolarmi nella mia disperazione e nella mia sensazione di stare male. Le voglio bene perchè mi sta impedendo di arrendermi, mi costringe a salire passo dopo passo, incitandomi, dicendomi che non mi posso fermare perchè siamo poche donne, solo 1 ogni 7 uomini continua a ripetermi, e quindi siamo tutte preziose e dobbiamo arrivare tutte quante al traguardo. La ascolto, ma non credo proprio che riuscirò ad accontentarla. Finché non intravedo la solita coda di macchine ferme per fare le ultime centinaia di metri fino al Passo della Colla, ma allora ci siamo riuscite, siamo arrivate su!
km da 47,5 a 48 – fa la cosa giusta
E in questo preciso istante so che non ho nessuna intenzione di arrendermi e di fermarmi, che la mia destinazione è Faenza e null’altro. Probabilmente è un’immagine che può far sorridere, ma dentro di me ho sentito come il ruggito di un leone, un grido di battaglia che ha squarciato la coltre di malessere e fatica che mi aveva schiacciata fino a quel momento. Ricomincio a correre.
km da 48,2 a 65 – la determinazione
Arrivata al ristoro decido di non fermarmi a cambiare l’abbigliamento; se dovesse servire ho tutto il necessario ben stipato nello zainetto. Saluto Daria, mangio tutto quello che posso e riparto di corsa. E’ tutta discesa, ma decido di non strafare e comunque mi do come obiettivo Marradi tra una quindicina di chilometri. Mi dico che posso sempre fermarmi li, ma dentro di me ormai so che non sarà così. Come mi piace correre la notte, mi piacciono il buio, il silenzio ed i colori distorti delle montagne intorno a me. Mi accompagna una pioggerella leggera che mi rinfresca mentre scendo verso la vallata.
km da 65 a 90 – la soddisfazione
Corro e mangio. Mangio e corro. Semplice, forse anche un po’ banale, ma bellissimo. Lucine rosse davanti a me e bianche dietro (molte di più rispetto a 3 anni fa). Mi supera un bus che porta all’arrivo le persone che hanno dovuto ritirarsi; penso che avrei potuto esserci anch’io li sopra. Mentalmente ringrazio ancora Daria, il mio angelo custode in bicicletta. I km sfilano, ma sembrano diventare sempre più lunghi, si fa sentire la fatica e mi chiedo se anche qui, come mi è capitato l’anno scorso alla 100 km di Asolo, all’80° km mi verrà tutto a noia. Oggi no, la crisi l’ho anticipata di un bel po’, adesso ho voglia di godermi ogni passo che faccio.
km da 90 a 100 – la spinta finale
Arrivo al 90° km in circa 11 ore; quindi nonostante tutto il casino che ho combinato potrei chiudere la gara in 12 ore? Sarebbe fantastico, ma vuol dire spingere sulle gambe per i prossimi 10 km e loro non mi sembrano molto collaborative, tendenzialmente preferirebbero camminare, almeno sulle salite. Per i primi 5 km le assecondo, cammino in salita e corro in discesa, ma negli ultimi 5 si corre, un po’ più lenti, ma si corre. Al 97° km, ormai in Faenza, sghignazzo vedendo il cartello per il centro città e quindi l’arrivo sormontato da un altro con la scritta “cimitero”; veramente di buon augurio! Gli ultimi 2 km piatti e dritti sono infiniti, ma quando vedo a qualche centinaio di metri davanti a me il gonfiabile dell’arrivo accelero
km 100 – lo stupore
e finisco così, “in volata”. Alzo gli occhi verso il display e leggo
quindi ho migliorato il mio tempo di 2 ore rispetto all’altra volta e sono stata comunque un’ora sotto la mia previsione iniziale.
Mentre mi godo un po’ di riposo
mi viene spontaneo fare un paio di considerazioni:
Se ho “buttato via” 3 ore per fare i 18 km di salita fino al Colla vuol dire che i rimanenti km li ho corsi ad un buon ritmo (io mi sono detta “ad un gran bel ritmo”)
Questo significa che se avessi saputo gestire meglio i primi 50 km avrei potuto portare a casa un risultato migliore (perchè l’importante è essere sempre soddisfatti di se stessi!).