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Ultrafranciacorta 2019

Per il secondo anno di fila, evento per me abbastanza inusuale, mi ritrovo alle 7 di mattina alla partenza di questa 12 ore, sia per singoli che per staffette e, per la prima volta, anche della 6 ore organizzata dall’Atletica Franciacorta, a Provaglio d’Iseo. Il “format” della corsa è molto semplice: per 12 ore bisogna girare lungo lo stesso percorso, che si snoda all’interno del centro del paese e che misura in totale 1.366 m.

Percorso

Anche quest’anno, la gara è prova unica del Campionato Italiano Fidal e del Campionato Italiano IUTA 12 ore su strada.

Ritiro pettorale

Ritiro del pettorale

L’anno scorso ero arrivata a questa mia prima e per il momento unica 12 ore, avendo miseramente toppato la Lupatotissima a Settembre 2018, senza troppo impegno, dopo aver trascorso un po’ di giorni girovagando per la Toscana e con l’unico scopo di utilizzarla come preparazione per la gara regina e cioè la 100 km di Asolo. Quindi grande stupore quando mi sono resa conto di essere Campionessa Italiana IUTA con circa 88 km percorsi.

Quest’anno, invece, l’Ultrafranciacorta è stata la gara pensata, programmata e preparata per la primavera, con un obiettivo molto chiaro in mente:

ARRIVARE A PERCORRERE 100 KM

Se dicessi che non mi piacerebbe mantenere il ruolo di Campionessa Italiana di categoria  sarei una gran bugiarda, ma spero che conquistato il primo possa arrivare anche il secondo.

Quindi preparazione a tutto tondo non solo con i chilometri macinati in questi 4 mesi, ma anche con un occhio di riguardo all’alimentazione, che per me rimane sempre una “bestia nera”, e anche con un’attenta programmazione della corsa, facendo tesoro dell’esperienza dell’anno scorso.

Durante la gara

Credit Roberto Corrioni

La strategia mi è molto chiara avendola ripetuta fino alla noia: ogni 2 ore cambio passo in modo da rallentare in maniera costante, circa 15 secondi ogni 2 ore, ma non esagerata. Ormai ho capito che fisico e testa gestiscono meglio questo modo di affrontare le ultra e che alla fine ottengo risultati migliori rispetto al classico parti lenta e poi accelera utilizzato normalmente dai runner.

ProgrammazioneII

Sono pronta anche per l’alimentazione:

  • partendo dall’ora e mezza, ogni ora,  sbocconcello un pezzetto di patata  continuando a correre. Mi concedo solo 3 “sgarri” con banana e parmigiano per il  gusto di sentire un sapore diverso.
  • allo scoccare dell’ora, invece, bevo un pò di soluzione a base di glucosio che fornisce energia immediata.

Non è la strategia migliore per risparmiare tempo, perchè continuo ad entrare ed uscire dalla zona ristoro, ma è quella più efficace per distrarre la testa dal continuo girare sullo stesso percorso. Effettivamente funziona: la mezz’ora di corsa sembra passare più rapidamente e non vado mai in calo di zuccheri, evento per me raro in queste competizioni così lunghe.

Dopo qualche ora mi rendo conto che il mio modo di correre, che prevede un minimo piegamento delle gambe, può essere utile dal punto di vista del risparmio energetico, ma fa si che le ginocchia facciano male e diano la sensazione di essere sul punto di bloccarsi. Per alleviare il disagio comincio, ad ogni giro, a fare qualche centinaio di metri con una corsa a skip basso, che al momento fa un male cane, le articolazioni non ne vogliono sapere di muoversi, ma, col tempo, rende più sciolto il movimento delle gambe.

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Credit Roberto Corrioni

 

Alla settima ora sono STUFA!

Tutto diventa fastidioso: i dolorini che sono sempre in agguato, lo stesso identico giro che ogni tanto mi dà la sensazione di sbandare come se fossi ubriaca, le stesse identiche cose da mangiare e da bere. Non sopporto nemmeno più di vedere il cielo perennemente plumbeo! Questa è l’ora buia; quella dei brutti pensieri, del non riuscirò mai, del perchè faccio queste cose, del non va bene niente. Ma è anche una fase di transizione, che è giusto che ci sia, in cui la testa si prende i suoi tempi per “sbarellare” ed esprimere tutto il suo disaccordo per quello che la sto costringendo a fare. Perchè in effetti si pensa sempre alla fatica che il fisico deve sopportare in questo tipo di competizione, ma raramente si dà la giusta importanza alla mente che, continuamente, deve trovare le motivazioni per non farti arrendere e la forza per spingere avanti un fisico sempre più affaticato. La cosa migliore è aiutarla a non andare in totale corto circuito cercando qualcosa che la distragga:

  1. ascoltare un pò di musica: ma l’idea di infilarmi gli auricolari nelle orecchie mi dà noia “Si però Pierita che rompi balle che sei!” Mi insulto da sola e mi viene da ridere; questo è un buon segnale di ripresa.
  2. controllare, al ristoro, che non abbiano finito tutto quello che è presente sul banchetto per celiaci. Motivo per farlo visto che non mangerò niente di quello che c’è? Nessuno! Solo semplice fissazione! Passiamo oltre che è meglio!
  3.  fare il conto dei giri che mi servono per arrivare ai 100 km: come se fossi in grado di farlo a mente; non riuscirei nemmeno se fossi ferma tranquilla alla scrivania figuriamoci adesso! In modo molto approssimativo calcolo 76 giri, per sicurezza li trasformo in 78, così da scoprire, in modo del tutto arbitrario e senza alcun fondamento che di questo passo non ci arriverò mai!

Mentre mi perdo in questi conteggi scatta l’ottava ora e il primo runner, che sta viaggiando stile “razzo missile”, arriva ai 100 km  e io decido che è arrivato il momento di alternare alla corsa un paio di centinaia di metri di camminata. Un ‘oretta trascorre in questo modo permettendomi di recuperare energie fisiche e mentali. Di colpo non ho più voglia di camminare, è una sensazione particolare, come se il mio corpo mi chiedesse di correre, senza esagerare, ma di correre. E io lo assecondo, con un passo abbastanza lento perchè la fatica comincia a farsi sentire, ma va bene così, il fatto di non smettere comunque mai di correre è una grandissima soddisfazione che mi dà molta fiducia per le ore che devono arrivare.

Ancora, però, non riesco a capire se riuscirò o meno a farli questi benedetti 100!

Mi rendo conto che questo sta diventando una fissa e non va bene, quindi, mi obbligo a non guardare più lo schermo che riporta i giri fatti, così, almeno, la smetto di fare conteggi paranoici. Mi do il contentino permettendomi di allungare l’occhio solo al momento dei ristori.

Credo che abbia ragione chi dice che i runner non sono completamente a posto con il cervello.

Intanto le ore passano e le mie strategie di sopravvivenza si fanno più raffinate, infatti ho scoperto che se mi “aggancio” ad una persona che corre più o meno al mio stesso passo e le resto vicino riesco ad annullarmi completamente e a farmi “trainare” per un pò di tempo. Il tutto in rigoroso silenzio; in queste dodici ore avrò detto forse 10 parole in tutto, sia mai che perda qualche goccia di energia chiacchierando!

All’ultima sbirciatina leggo sul display 73 giri compiuti; ma è fantastico, significa che ho praticamente quasi un’ora a disposizione per farei 3 giri che mancano, poco più di 4 km, questo significa che

E’ FATTA!

Questa volta i 100 km non me li toglie nessuno.

E con questa consapevolezza la corsa diventa più sciolta e il passo meno pesante; mi sento più leggera, come se mi avessero tolto un peso dalla schiena. Altro passaggio sul traguardo e altra sbirciatina … 102 km e spiccioli esulto e mi faccio i complimenti da sola perchè stavolta me li merito! Sicuramente c’è una componente di fortuna in questa giornata perfetta, però, sono stata brava, per la prima volta ho avuto la costanza e la determinazione per applicare in gara la strategia programmata a tavolino.

Mi rimane il tempo per altri due giri, lenti e sereni, finché le trombe non annunciano la fine della competizione.

Arrivo

Adesso che l’obiettivo principale è raggiunto sono curiosa di vedere se sono riuscita a mantenere il titolo di campionessa italiana di categoria IUTA e … si centrato anche questo obiettivo! Ma non è finita, quest’anno si aggiunge anche il titolo di Campionessa Italiana di Categoria FIDAL! Questo va veramente oltre ogni mia immaginazione! Sono molto più che felice

Sono orgogliosa di me stessa!

 

A riportarmi con i piedi per terra ci pensano rispettivamente il

primo uomo classificato che ha corso 154  km e la

prima donna che invece di km ne ha percorsi quasi 134

Questi sono atleti strepitosi!

ULTRA FRANCIACORTA

Sabato 28 Aprile si è svolta la Ultra Franciacorta una corsa individuale e a staffette valevole come prova unica del Campionato Italiano IUTA (Italian Ultramarathon and Trail Association) 12 ore su strada. Il percorso misurava 1450 m e si è snodato tra le vie ed i vicoli del centro del paese di Provaglio d’Iseo in provincia di Brescia.

Percorso

Il circuito e lo stesso dopo 63 giri

Percorso II

 

 

 

La manifestazione è stata organizzata da Atletica Franciacorta che, anche quest’anno, ha fatto della totale e completa attenzione all’atleta il suo punto di forza, con una costante presenza di volontari lungo tutto il circuito, la preparazione del pasta party sia a metà che a fine gara, la possibilità di usufruire di massaggi e, aspetto fortemente gradito da tutti gli atleti, in una giornata caratterizzata da un caldo torrido, il dono di un ghiacciolo nelle prime ore del pomeriggio.

Nel momento in cui ho iniziato a scrivere questo pezzo mi sono resa conto del rischio di cadere nel patetico cercando di esprimere, a parole, tutto il carico di emozioni e sensazioni che si provano in questo tipo di gara molto diversa da quelle che corro normalmente. Differente non solo per la lunghezza temporale, 12 ore non sono poche da gestire; ma anche e soprattutto per la mancanza di un traguardo da raggiungere che in qualche modo fornisce uno scopo, una motivazione alla fatica e all’impegno richiesti. In questo caso si tratta di continuare a percorrere il medesimo tragitto, stile “criceto”, passando e ripassando sempre dagli stessi posti, fino ad imparare a conoscere ogni singolo avvallamento, sassolino, marciapiede e curva presenti.  Ammetto che nella scelta di partecipare a questa manifestazione ho preso in considerazione solo l’aspetto temporale, indispensabile per preparare la 100 km di Asolo che sicuramente mi richiederà tutte e 19 le ore a disposizione per concluderla. Non nascondo che l’impatto sulla “testa” è stato importante, in alcuni casi anche estremamente difficile da gestire, legato, soprattutto, all’essere sempre sola, al non poter condividere con nessuno i momenti di sconforto.

Non volendo essere patetica ho deciso di provare a scrivere l’articolo in modo diverso; raccontando e commentando alcune foto scattate durante la giornata.

Meno 1 ora alla partenza

Prima della partenza

E’ mattina prestissimo, la gara parte alle 7, c’è un vento gelido e io ho l’aria sufficientemente sconvolta tipica di chi ha passato la notte precedente a farsi tutte le paranoie possibili sulla preparazione che, chissà perchè, non è mai quella giusta dimenticandosi di dormire. Ma come mi ha detto una vera atleta io sono un’autodidatta, imparo dai miei errori, quindi animo in pace e cerchiamo di fare il meglio possibile.

Dalla seconda alla decima ora

Sedia appoggio

Per le prossime 12 ore questa sarà la mia postazione per cambio abbigliamento, deposito integratori e cibo ed eventualmente per riposarmi un pò.  Questa gara rappresenta un test importante per l’integrazione, voglio provare sia dei sali da sciogliere nell’acqua sia del cibo differente rispetto al solito niente che utilizzo. I sali si rivelano dei buoni alleati, con il caldo che fa mi idrato spesso e li alterno con l’acqua. Rispetto alla Coca-Cola che uso di solito sono meno dolci, ma ho l’impressione che mi forniscano più energia. Direi promossi. Per quel che riguarda il cibo il primo esperimento è la frutta secca, non entro nel dettaglio, ma sicuramente non è il caso di utilizzarla. Va molto meglio, invece, il tentativo con le patate bollite e tanto salate, anche loro sono in grado di fornirmi una buona carica. Il problema principale rimane comunque quello di non riuscire ad alimentarmi, infatti, in tutta la competizione ho mangiato solo una patata e mezza; decisamente troppo poco rispetto alle calorie perse. Per forza mi ritrovo a metà gara con le energie esaurite. Solo a fine  gara mi accorgo che non ho sperimentato gli omogeneizzati di frutta; pazienza sarà per un’altra volta!

Ora zero

Partenza

Finalmente si parte! Mentre faccio i primi passi di corsa mi ripeto, tipo mantra, la strategia studiata: 4 ore di corsa; 4 ore alternando corsa e camminata, 4 ore come vengono; l’importante è arrivare a 70 km, poi posso pensare di fermarmi. Non devo esagerare, questa gara la devo considerare come un allenamento. A volte, per brevi attimi, riesco anche a convincermi.

Terza ora

Passaggio II

Sorrido, ma sono già in crisi! Le gambe sono molto affaticate dai troppi allenamenti; i quadricipiti passano da un piccolo crampo all’altro. Inoltre, continuare a girare su questo circuito sempre uguale mi sta mandando fuori di testa; sono solo alla terza ora e già vorrei prendere le mie cose e andarmene. Fortunatamente vengo folgorata da un pensiero: sono qui anche per allenare la mente a gestire il carico di lavoro che le gare “ultra” richiedono. Questo mi tranquillizza e rasserena e tutto mi diventa un pochettino più facile. Il compito di oggi è imparare ad eliminare i pensieri negativi, che inevitabilmente arrivano, sostituendoli con qualcosa di positivo e di piacevole e imparare a stare tante ore sola con me stessa e le mie difficoltà. Non è stato un compito facile e sarei falsa se dicessi che sono sempre riuscita ad assolverlo, ma ci ho provato e questo è già un buon risultato.

Decima ora

Passaggio

 

Corro, cammino, corricchio, cammino, cammino, cammino e guardo con un misto d’invidia e ammirazione gli atleti che hanno ancora la forza di correre. Alla decima ora sono stremata, sotto tutti i punti di vista e per più di un’ora mi rifiuto i fare altro che non sia camminare, anche se ad un certo punto il fisico quasi mi chiede di rimettermi a correre. Non lo ascolto, ma quando mancano 45 minuti alla fine della manifestazione non resisto e, anche se molto lentamente, ricomincio a muovere qualche passo di corsa. E’ una sensazione meravigliosa sentire ancora nel corpo le forze necessarie per spingere sull’asfalto e fare andare le gambe.

 

 

Dodicesima ora

Io e Lorena

 

Le dodici ore sono passate, la gara è finita e, anche se non nel migliore dei modi, l’ho gestita. Sono molto grata a Lorena Brusamento, la prima delle donne, con 128 km percorsi, per questa foto insieme. In tutto questo tempo, guardandola girare lungo il percorso, con un passo costante, l’aria determinata, ma rilassata, un sorriso ed una parola per tutti è stato un grande esempio per me. Lei non lo sa, ma mi ha insegnato qualcosa d’importante oggi.

 

 

 

 

Dodicesima ora + 2

Medaglia di categoria

 

86 km percorsi nelle 12 ore di gara! Molti più dei 70 che mi ero prefissata! Ma non solo sono PRIMA DI CATEGORIA! Nonostante sia, chiaramente, molto soddisfatta del risultato mi sono già dimenticata della strategia che avevo deciso di seguire e recrimino sul fatto che se avessi provato a metterci un pò più di impegno, se avessi avuto un pò più di fiducia nelle mie possibilità, magari sarei riuscita ad avvicinarmi un pochettino ai 100 km! No ma … bello essere sempre contenti di quello che si fa!

 

 

 

Dodicesima ora + 1

Podio di categoria

Essendo questa gara valevole per il Campionato Italiano 12 ore su strada significa che sono CAMPIONESSA ITALIANA DI CATEGORIA! Non ci posso credere! Con tanto di podio, medaglia, pacco gara e bottiglia di vino come un vero atleta. E quando mi ricapita più una cosa del genere!