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La maratona di Aprile

Nome maratona aprile

 

Edizione: 43

Data: 14 Aprile 2019

Luogo: Russi (Ravenna), Emilia Romagna

Percorso: ad anello, su strade asfaltate e pianeggianti, con partenza ed arrivo in Piazza Farini

Percorso maratona aprile

Orario di partenza: 9,00 a.m.

Tempo massimo: 6,30 ore

Quota d’iscrizione:

  • 35 Є dal 1° marzo al 31 marzo 2019
  • 40 Є dal 1° aprile al 12 aprile 2019
  • 50 Є sabato 13 aprile 2019 dalle 15 alle 20 e domenica 14 aprile 2019 entro le ore 8:30 solo in Piazza Farini

Supermaratoneti sconto di 5 euro sulle rispettive quote a partire dal 1° novembre 2018
Aggiungendo 25 Є alle rispettive quote quadro in ceramica a numerazione limitata del Maestro A. Fava.

  • Servizi compresi:
    • Maglia tecnica;
    • medaglia all’arrivo
    • assicurazione;
    • cronometraggio eseguito da MYSDAM;
    • 8 ristori a partire dal 5° km ;• integratori;
    • prodotti locali;
  •  • Pacemaker con tempi previsti di ore: 3:00, 3:15, 3:30, 3:45, 4:00, 4:30, 5:00
    •servizio sanitario con ambulanze e medici sul percorso;
    • servizio spogliatoi e docce calde e custodia borse
    • premiazioni come da categorie Fidal

Ritiro pettorali e pacco gara:

Sabato 13 aprile 2019 dalle 15 alle 20 e domenica 14 aprile 2019 dalle 7 alle 8:45 in Piazza Farini

Gare Correlate:

  • 10 km Nordic Walking partenza ore 9:05
  • 5000 metri competitiva partenza ore 10:30
  • 10000 metri non competitiva partenza ore 9:30
  • 500 metri promesse di Romagna partenza ore 9:05
  • 2,7 km Camminata partenza ore 9:30

 

Sito web:

https://gslamone.blogspot.com/

 

 

La maratona di Marzo

RIMINI MARATHON

Edizione: 6

Data: 31 Marzo 2019

Luogo: Rimini (Rimini), Emilia Romagna

Percorso: ad anello, su strade asfaltate e pianeggianti, con partenza ed arrivo presso l’Arco di Augusto.

 

Percorso maratona di Rimini

Orario di partenza: 9,30 a.m.

Tempo massimo: 7 h

Quota d’iscrizione:

  • 51 € dal 1° al 28 febbraio
  • 56 € dal 1° al 24 marzo
  • 60 € dal 25 al 30 marzo

Servizi compresi:
• Pacco gara con prodotti degli sponsor;
• medaglia all’arrivo
• assicurazione;
• cronometraggio eseguito da MYSDAM Dapiware;
• 8 ristori a partire dal 5° km ;
• servizio pacemakers RIMINIMARATHON;
• servizio sanitario e massaggi (zona villaggio) ;
• servizio sanitario con ambulanze e medici sul percorso;
• servizio navetta atleti ritirati;
• servizio spogliatoi e docce calde e custodia borse presso Palasport Flaminio via flaminia 28 (500 metri dall’arco di augusto); l’organizzazione non è responsabile di eventuali danneggiamenti e/o furti.
• premiazioni come da categorie Fidal

Maglia:

Maglia rimini marathon

Medaglia:

Medaglia rimini marathon

Gare Correlate:

  • 16 km partenza ore 9,30 a.m. sotto l’Arco di Augusto
  • 8 km Family Run partenza ore 9,45 a.m. sotto l’Arco di Augusto
  • 1.8 km Kids Run per bambini dai 6 agli 11 anni. Partenza sabato 30 ore 16.00 sotto l’Arco di Augusto

 

Sito webhttp://www.riminimarathon.it

Maratona in acqua alta

Punto uno: questa maratona non ho mai voluto correrla perchè non mi entusiasmava alla follia un percorso con solo due km all’interno della Serenissima e il resto tra zone industriali e periferie (almeno questo avevo capito).

Punto due: se la tua carissima amica Paola, quella che ti ha portato a fare i tuoi primi 42 km, ti chiede di accompagnarla, come pacer, proprio a quella maratona che cosa fai le dici di no solo perché non è di tuo gradimento? Io l’ho fatto, ma lei ha insistito e così sabato mattina mi sono ritrovata seduta sul treno direzione Venezia.

Punto tre: contentissima di aver partecipato alla gara, non solo perché la maratona in sé è bella da correre, ma perché questa 33° edizione resterà nella storia e noi potremo dire “Io c’ero!”

Questa Venice Marathon non parte sicuramente con i migliori auspici, per domenica, giorno della gara, sono previste abbondanti piogge e tanto tanto vento. Ed infatti quando il bus dell’organizzazione ci scarica a Stra, zona della partenza, diluvia e tira un gran vento. Cerco d’indovinare quale potrebbe essere l’abbigliamento migliore e, naturalmente, sbaglio perchè, un’ora dopo, allo start, c’è il sole e così mi ritrovo, legato in vita, un triplice strato tra fascia porta pettorale, marsupio e giacca antivento (sorvolando sul cappello antipioggia agganciato da qualche parte).

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Ad un ora dal via

I primi 20 km di corsa si snodano lungo il fiume Brenta colorato di verde come gli alberi che lo circondano con, ai lati delle strade, tanta tanta gente che urla, incita, applaude.  Un tifo incredibile; raramente mi è capitato di sentire così tanta partecipazione durante una maratona. Ci sono i bambini che allungano la manina per avere il fatidico “batti 5” e gli anziani, affacciati alle finestre di ville e casali di una bellezza incredibile, che ti sorridono e salutano tutte le volte che gli urli un “Buongiorno!”. Comincio a pensare che decidere a priori di non fare una gara basandosi solo sui “sentito dire” non sia un’idea particolarmente furba. Questa prima parte è anche divertente perché le persone hanno ancora la voglia e la forza di chiacchierare e sentire i discorsi, normalmente poco seri, degli altri aiuta a far passare il tempo.

Non mi dimentico che sono qui come pacer, che devo far mantenere a Paola un passo costante cosa che, devo ammettere, non è proprio il mio forte, per cui mi ritrovo a guardare il GPS ogni istante per paura di farle fare l’elastico (troppo veloce, rallento; troppo lento accelero) che la farebbe stancare troppo e rischierebbe di rovinare la sua performance. Solo quando mi rendo conto, con mio sommo stupore, che il passo medio rimane fisso e invariato mi concedo  un po’ più di relax.

Io e Paola

E’ arrivato il sole

Dopo il 20° km si abbandona il Brenta e si entra nella zona di Marghera, che dà il via alla parte meno entusiasmante del percorso, contraddistinta da periferie e zone industriali. Anche il meteo sembra risentire del cambiamento di paesaggio: il sole è sparito, si è alzato un po’ di vento e ogni tanto uno sguazzo di pioggia ci tiene compagnia. Io e la mia socia proseguiamo in silenzio se non per comunicazioni di servizio, il gruppo dei corridori si è lentamente disgregato e i pochi che sono intorno a noi hanno sempre meno voglia di chiacchierare e fare battute; è arrivato il momento in cui il fiato è meglio tenerlo per correre.

Arriviamo al parco S. Giuliano che giriamo in tutte le direzioni con il vento contrario che si fa sentire in modo più insistente, ci ridiamo sopra ignare che è solo l’antipasto di quello che ci aspetta a breve.

Finalmente, e siamo al 33° km, lasciamo il parco e ci inerpichiamo sulla salita che porta allo spauracchio di questa maratona: il Ponte della Libertà. Tutti ne parlano come di una cosa terribile da affrontare: 4 km di rettilineo infinito che collega la terraferma con Venezia.

Ponte libertà

Il ponte della libertà

Ho sempre pensato che si trattasse di un’esagerazione dovuta al fatto che la gente arriva a quel punto stanca e quindi meno lucida. Mi dico: cosa vuoi che siano 4 km, in un attimo si fanno! Questo pensiero così intelligente scompare non appena la salita finisce e sollevo lo sguardo. Quello che vedo mi getta nello sconforto più totale: Venezia c’è, se ne vedono i contorni all’orizzonte, ma non è possibile che siano solo 4 km quelli che ci separano, saranno almeno 10. A questo aggiungiamo che c’è un muro d’aria (definirlo vento è troppo riduttivo) che ci blocca e non ci fa procedere se non spingendo a forza un passo dopo l’altro a testa bassa. Ogni volta che tento di rialzare un po’ la testa sono sempre più convinta che la Serenissima sia un miraggio: non sembra essersi avvicinata neanche di un metro; eppure noi continuiamo a correre ed il tempo sta indubbiamente passando. Ad un certo punto Paola mi urla “Ma quanto siamo fighe non abbiamo smesso un attimo di correre!”, ed ha ragione, abbiamo superato molte persone che hanno deciso di smettere di combattere contro la tempesta e proseguono camminando. A metà ponte c’è un ristoro, prendiamo rapide un bicchiere di Sali e proseguiamo, se ti fermi troppo non riparti più. Penso a questi poveri ragazzi che devono stare nel posto più infame di tutta la competizione per dare modo a noi di ristorarci, stanno sicuramente congelando eppure sono qui con il sorriso sulle labbra e pronti ad allungarci tutto quello di cui abbiamo bisogno.  E incredibilmente i palazzi di Venezia cominciano a delinearsi in modo più netto e a noi torna il buonumore perchè se è vero che il vento non ha smesso un attimo di darci contro è altrettanto vero che noi abbiamo saputo tenergli testa, che abbiamo corso lungo tutto questo dannatissimo ponte e che ormai a pochi km di distanza c’è il traguardo ad aspettarci. Ormai non ci ferma più niente e nessuno.

Come no …

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Neanche il tempo di tirare il fiato al riparo delle case e vediamo il primo dei 14 ponti da superare e … l’acqua alta! Ma come era prevista solo in S. Marco e infatti il percorso è stato modificato per non farci passare da li, ma qui sui canali no! L’acqua ci arriva fino a metà polpaccio e noi stanche e anche un po’ demotivate “tiriamo i remi in barca”, al diavolo il tempo, il passo costante, le previsioni di arrivo, salta tutto!

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E allora smettiamo di fare le maratonete e torniamo un po’ bambine “zompettando” nelle onde che si infrangono sui palazzi e ritornano indietro, un po’ camminando, un po’ corricchiando fino ad arrivare all’agognato traguardo.

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E un selfie non vogliamo farcelo?

E quindi? (come ci siamo dette io e Paola per tutta domenica)

Il percorso mi è piaciuto per una gran parte; d’altronde ci sono tracciati che si possono definire belli dall’inizio alla fine?

Il ponte della libertà rappresenta un’agonia, mi viene da paragonarlo ai Dissennatori di Harry Potter                  Dissennatore

che ti tolgono ogni gioia di vivere. Ma affrontarlo con tutto quel vento contrario diventa talmente sfidante che alla fine ci si sente quasi degli eroi.

 

Il percorso in città è veramente poco, soprattutto se si salta Piazza S. Marco, ma l’essere circondati da una bellezza senza paragoni ed incitati in tutte le lingue del mondo dai turisti che passeggiano al tuo fianco lo rendono veramente unico.

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Medaglia … medaglia

Certo un po’ di “carogna” viene se si pensa alla fatica fatta per riuscire ad ottenere un risultato che non arriverà per cause esterne, ma d’altra parte, tra qualche anno, le ore, i minuti ed i secondi impiegati saranno dimenticati, ma noi resteremo sempre quelli che potranno dire di aver corso una maratona con l’acqua alta!

Acqua alta

Maratona di Roma: Salite 1 – Ego 0

Domenica scorsa, esattamente un anno dopo l’ultima maratona corsa, mi ritrovo con il Colosseo alle spalle, i Fori Imperiali davanti a me e 42 km da percorrere nella Città Eterna.

E, mannaggia a me, ci arrivo con un Ego smisurato dopo le buone prestazioni raggiunte negli allenamenti ed il personale nella Mezza Maratona portato a casa solo due settimane prima.

Ego che mi fa perdere il senso della misura e mi porta ad osare una variante al mio approccio alla gara: non più un’andatura costante, come faccio di solito, ma partenza veloce per poi rallentare con il passare dei chilometri. E fin qui niente di male, anzi, ogni tanto inserire qualche variazione è utile chissà che non si scoprano delle potenzialità che altrimenti rimarrebbero nascoste per sempre.

Considerando che si tratta di una città costruita su sette Colli non mi sembra opportuno partire con una velocità eccessiva per non ritrovarmi troppo affaticata e ancora lontana dal traguardo. Ipotesi che si rafforza il sabato pomeriggio trascorso a gironzolare per il Centro città che lascia i polpacci un pò doloranti.

Strategia pronta: partenza a 5′,10”/km e, ogni 10 km, riduzione di 10” del passo; dal 35° km come viene viene.

Domenica mattina infilata nella mia griglia, in attesa di partire, mi rendo conto che non ho valutato il fattore umano; cioè che sono stipata in mezzo ad altri 14000 runner, non sarà così banale mantenere il passo all’inizio!

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La partenza

 

Quando viene dato il via, presa dalle mie paranoie per cui tutto deve essere fatto esattamente come programmato, inizio a zigzagare tra un corridore e l’altro, cercando di prendere subito il ritmo giusto, cosa che mi riesce non prima del 3° km, dove purtroppo per me la fiumana si dirada un pochettino permettendomi di tenere il mio passo. E qui scatta la follia; infatti comincio a macinare chilometri ad un’andatura compresa tra i 4′,50” ed i 5′,00” minuti al chilometro, per me una velocità incredibile. A questo punto, in normali condizioni di sanità mentale, avrei rallentato rispettando quanto pianificato, ma questa volta è subentrato in tutto il suo splendore il mio Ego il quale, con voce suadente mi ha convinto, chilometro dopo chilometro, a mantenere questa velocità “tanto a rallentare si fa sempre in tempo”. Ed io, da brava “polla”, ci sono cascata in pieno!

Vorrei portare, almeno in parte, a mia discolpa sia il tifo fantastico, in tutte le lingue del mondo, della gente che presidia il percorso; sia la musica da bande dell’esercito e cittadine, da singoli, da band, che soprattutto nei primi 20 km, funzionano come un potentissimo “doping” naturale e, ancora di più, fanno “spingere sull’acceleratore”. Ma non sono sicura che qualcuno mi crederebbe.

Volando scavallo la mezza in un tempo che è vicino al personale e mi trovo a considerare che queste salite romane non sono niente di così traumatico. Euforica comincio a fare proiezioni su un possibile taglio di traguardo con annesso ennesimo PB. Sono così gasata che neanche mi rendo conto del danno che mi sto procurando, anzi sono quasi convinta di riuscire ad arrivare molto avanti con questo ritmo. Perché no; sto bene, le gambe girano e tutto sta funzionando alla perfezione.

Così tra una salitina, un monumento  da guardare, ed in particolare l’arrivo in San Pietro che lascia senza fiato, ed un sampietrino arrivo al 25° km dove, però, la musica comincia a cambiare. Mi pervade una certa sensazione di affaticamento, le salite cominciano a diventare tali, il caldo si fa sentire in modo decisamente intenso. Mi dico che non è niente di grave, posso cominciare a rallentare e godermi il resto della corsa.

E così è fino al 30° quando, di colpo, tutto diventa difficile, molto difficile! 

Le salite si sono trasformate in vere e proprie montagne da superare, il caldo è così caldo che mi sta prosciugato ogni goccia d’acqua, il mio alimentarmi a zuccherini mi ha lasciato senza un briciolo di energia e l’Ego si sta sgonfiando rapidamente, schiacciato, anche se temo troppo tardi, dalla sensazione di quanto sia stata stupida.

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Spugnaggio per sopravvivere al caldo

Rallento sempre di più e ogni tanto abbozzo qualche passo di camminata.

Non posso che essere molto soddisfatta di questa strategia che mi ha portato ad essere così stanca da non riuscire quasi più a correre; continuo a guardare il GPS ed ogni volta il passo medio è sempre più lento. Aumentano i tratti di camminata e per tempi sempre più lunghi. Quando vedo sfilare di fianco a me e superarmi con un’aria fresca come una rosa i pacer delle 4 ore, mi mando, neanche tanto metaforicamente, a quel paese e tiro i remi in barca; mi aspettano due chilometri di salita che faccio camminando, sapendo che arriverò dopo le 4 ore non mi interessa più se solo per pochi minuti o per intere decine. Neanche gli spettatori che, vedendomi arrancare, mi incitano riescono ad entusiasmarmi, li guardo distaccata e procedo dritta per la mia strada. Mi rendo conto di essere anche fortunata, ci sono tanti atleti che stanno veramente male: da chi ha dei “semplici” crampi a chi viene soccorso perchè svenuto. Le ambulanze vanno avanti e indietro in continuazione.

Finalmente finisce il supplizio della salita e si può affrontare, in discesa, l’ultimo km; cosa non così banale quando si hanno i muscoli rigidi e inchiodati. Caracollo, difficilmente credo di poterla definire una corsa quella che sto facendo, scendo e scendo, finché alla curva vedo l’arrivo, poche centinaia di metri e potrò attraversare il traguardo.

Praticamente non ho ancora spento il GPS che già sto recriminando su questa prestazione, rendendomi conto che non posso dare la colpa proprio a nessuno se non a me stessa. Ma come diavolo si fa ad essere così stupidi!

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Mi infilano la medaglia al collo facendomi i complimenti, vorrei chiedergli se hanno seguito la mia corsa, ma direi che è una domanda abbastanza inutile.

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E intanto che cerco di capire da che parte uscire per allontanarmi dalla calca dei runner sorridenti mi sorge una domanda:

“Chissà dove diavolo è finito il mio Ego che poco più di un’ora fa mi prospettava un arrivo ben diverso a braccia alzate e sorriso da vincitrice?”

Perchè prima o poi lo becco, eccome se lo becco e a quel punto faremo i conti …

Scuron Night Trail

Correre una maratona a Luglio? Difficile, c’è troppo caldo.

Ma se qualcuno ne organizzasse una in notturna, magari anche un marathon trail, sui colli piacentini, con 1.100 m di D+?

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Il tracciato

Ed eccomi alla partenza, insieme ad altri 180 runner, pronta ad affrontare questa nuova esperienza: 42 km tutti nel buio della notte, che dirlo così sembra facile se non fosse che una delle mie più grandi paure è proprio quella di perdermi, di notte, in montagna. In fondo è per questo motivo che ho deciso di farla, per riuscire a superare anche questa paura!

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Si parte

Partiamo alle 21 da Carpaneto Piacentino, i primi chilometri sono in piano, in parte attraverso i campi coltivati, che qui non mancano, ed in parte in un boschetto con un po’ di sali e scendi, ma niente d’impegnativo. Le frontali vengono accese subito, nonostante sia ancora luglio le giornate si sono accorciate e il buio sta prendendo il sopravvento. La terra, dopo mesi di siccità, si è trasformata in sabbia; in alcuni punti le scarpe fanno fatica a fare presa e infatti al nono chilometro, mentre affronto una salita, scivolo e cado sulle ginocchia. Cominciamo bene! Fortuna che c’è solo qualche graffietto. Arriva la prima salita impegnativa, all’interno del bosco; in alcuni punti i tracciatori hanno dovuto creare degli scalini per permetterci di salire; nessuna scarpa ha abbastanza grip su questo terreno riarso. E mentre cammino (devo farmene una ragione sono una stradista)  vedo le lucciole svolazzare davanti a me; è da quando ero bambina che non ne vedo più. Un’emozione incredibile che purtroppo dura poco, perchè si scende, e di bruto anche! Praticamente sono su un single track stretto ed in alcuni punti con una discreta pendenza, chiuso dai rami degli alberi e con le radici che sbucano ovunque. Forse la lampada al petto invece della classica frontale non è stata un’idea geniale, non ho una gran visibilità. Finalmente si torna all’aperto, mi giro e alle mie spalle vedo tanti puntini luminosi, qualcuno mi sta seguendo. Alzo gli occhi e gli stessi puntini li vedo nel cielo ricoperto da una miriade di stelle; uno spettacolo in questa notte così limpida.

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I runner alle mie spalle

Si sale e si scende su lunghi pratoni, per il momento la paura di perdermi è accantonata, vedo davanti a me le luci di chi mi precede e dietro sento le voci di chi mi segue. Comunque il percorso è tracciato in modo perfetto, difficile perdersi, ogni pochi metri si trova una bandella con il suo catarifrangente.

Senza troppi affanni arrivo al 19° km, Rustigazzo, dove si trova il ristoro principale e il  punto di controllo. Bevo e mangio un bel pezzo d’anguria, fresca e dolce; sono indecisa se caricare le borracce, fa molto caldo e ho bevuto tanto, ma decido di aspettare al ristoro successivo. Saluto, riparto e per un po’ mi perdo nei miei pensieri ascoltando la musica proveniente dal paese successivo dove hanno organizzato la tipica festa estiva. Si scende nuovamente, la musica si è affievolita e di colpo mi rendo conto di essere completamente sola: nessuna luce, nessuna chiacchiera. Attimo di panico! Poi mi domando perchè; sto bene, il percorso è ben segnalato, il tracciato è faticoso e impegnativo, ma non difficile e sono qui anche per questo: se voglio pensare di allungare le mie gare devo imparare ad affrontare la loro componente notturna. Mi rilasso e riparto al mio passo: camminata in salita, corsa in discesa; finchè non sento grufolare nei cespugli al mio fianco: i cinghiali! Secondo attimo di panico: cosa faccio accelero o mi metto a camminare? Intanto che la testa ragiona le gambe hanno già deciso e mi ritrovo a volare sul sentiero; nessun rumore alle mie spalle,  fortunatamente non mi hanno seguita, posso riprendere un’andatura più rilassata. Ogni tanto incontro qualche cascina dove i cani cominciano ad abbaiare appena ci si avvicina, penso alla nottataccia dei poveretti che ci abitano e a tutte le maledizioni che ci staranno tirando.

Dal 20° al 30° km ci sono tre salite veramente dure, di quelle da affrontare praticamente piegati in due e, visto che non ho le racchette, con le mani sulle gambe, per aiutarle nella spinta. Caspiterina che fatica!

Intorno al 25° km vengo superata, nel giro di poco tempo, da cinque corridori; siamo in un tratto non particolarmente impegnativo, significa che sono io che ho rallentato. Mi rendo conto che mi sono completamente dimenticata di mangiare,  le barrette sono ancora nello zaino. Non ho nessuna fame, ma devo mangiare qualcosa altrimenti non riuscirò mai ad arrivare alla fine; così appena inizia una salita attacco, con molto poco entusiasmo una barretta. Ammetto che fa subito effetto, mi sento non solo più in forze, ma anche con la mente meno annebbiata; sono sempre molto furba, devo sempre arrivare alle stremo prima di decidermi a nutrirmi. Peccato che quei cinque non li recupererò più.

Ho l’impressione che la lampada faccia un pò meno luce, fortuna che ho quella di ricambio nello zaino; mi viene un sospetto: non ho controllato il materiale prima di partire e se la lampada fosse caduta in macchina? Palpo freneticamente l’esterno dello zaino per sentire la frontale, non sento niente, in compenso mi sbilancio e rischio di cadere. O lascio perdere e decido che c’è tutto, oppure mi fermo e controllo; il problema è richiudere i gancetti con quelle asole microscopiche e con questo buio. Con un po’ di apprensione proseguo, cercando di fare i conti su quanto tempo ancora dovrei correre e quanta durata ha questa lampada (chiaramente alla fine scoprirò di averli sbagliati entrambi).

Arrivo al 30° km e all’ultimo ristoro: acqua e coca (ormai un must) e un altro pezzo d’anguria. Ricarico una borraccia con l’acqua fresca della fonte e riparto. Gli ultimi 6/7 km ripassano sulla stessa strada dell’andata e sono praticamente in piano, il grosso dello sforzo sembra essere fatto; ancora due grufolate a farmi compagnia, mi sto abituando e non rischio più l’infarto. Al 35° km sbuco dal bosco e non trovo la strada, strano fino ad ora è sempre stata segnata in modo impeccabile; mi guardo intorno, muovo la lampada e finalmente vedo le frecce a terra, ma non capisco dove portino, davanti a me c’è solo una collina coltivata. Alzo gli occhi e vedo le lucine che salgono lungo questa collina: ha una pendenza pazzesca! Attimo di sconforto, ma non posso fare altro che arrancare fino in cima. Questa è proprio l’ultima, guardo l’altimetria sull’orologio, praticamente è fatta. Attraverso un campo di aglio e l’odore è fortissimo, quasi nauseante; mi distraggo guardando il cielo che sta diventando rossiccio, l’alba si avvicina, mi domando che ore siano.  Finalmente ritrovo il tracciato dell’andata, dentro al boschetto, ma adesso non mi sembra così bello; anzi, ho l’impressione di essere una biglia che rotola all’interno di una di quelle piste che si costruiscono sulla spiaggia e con tanto di paraboliche. Su e giù, avanti e indietro, ogni volta che credo di essere arrivata alla fine, trovo un’altra svolta, sembra non avere fine; inciampo un paio di volte, ma incredibilmente riesco a stare in piedi. Mi ritrovo a cantare “Take me home” di John Denver, sghignazzo pensando a come sono messa male. Finalmente sbuco all’aperto e in un attimo sono sull’asfalto di Carpaneto; è fatta! Col cavolo! Gira a destra, poi a sinistra, poi dritto, poi gira ancora, ma allora arriviamo si o no? Finalmente dopo l’ennesima svolta vedo il gonfiabile, sono arrivata, lo passo, la foto e la medaglia (tra l’altro molto bella)!

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Finisher

C’è il pasta party con anche i salumi, ma lo stomaco è chiuso, l’unica cosa che riesco a mangiare è l’anguria, oggi sono monotematica. Alterno un bicchiere d’acqua ad un pezzo di anguria finchè non mi sento sufficientemente sazia e pronta per farmi una bella doccia rigenerante.

Sono contenta di essere venuta; la corsa è stata molto più impegnativa e quindi molto più soddisfacente di quanto pensassi; le gambe hanno retto abbastanza bene anche se dal 25° km il nervo sciatico si è fatto sentire in tutto il suo splendore; forse non ho superato totalmente la mia paura della montagna di notte, ma sicuramente sono pronta ad affrontarla con uno spirito diverso; l’organizzazione è stata ottima sotto tutti i punti di vista e questo ha fatto si che ci si potesse divertire senza ansie particolari. Una bella nottata con lucciole, stelle, animali grufolanti e me stessa.

Perchè non sempre si tira una maratona

E al mercoledì arrivo anch’io, dopo aver passato due giorni a riflettere, per parlare della mia maratona di Milano.

A riflettere perchè dopo aver letto tutti i post e i molti blog dei tanti finisher della doppia sfida Milano – Roma, mi sono domandata che senso può avere parlare di una maratona corsa esclusivamente come allenamento; senza pathos, senza ansie, senza incertezze, con l’unico obiettivo di stare più ore possibile sulle gambe.

Poi ho deciso di farlo, di dare questa visione della CORSA REGINA, un po’ disincantata, un po’ allegra a volte commossa.

Io e la mia amica Stefania, che avendo le stesse mie ambizioni correrà con me, scendiamo dal treno alla stazione della metropolitana di Porta Venezia, zona di partenza della maratona, insieme ad altre 9000 persone, tra staffettisti e maratoneti, e tutti puntiamo alla stessa uscita che scopriamo, troppo tardi, essere chiusa. Sali le scale, scendi le scale, risali da un’altra parte. Incrociamo anche qualche “sfortunato” che vorrebbe scendere in metropolitana e guarda, con aria atterrita, la fiumana pal-color di gente pronta ad investirlo.

Mia Partenza

In partenza

Vorremmo andare a salutare degli amici che si trovano in due differenti stand al “Villaggio delle Onlus”, ne troviamo a fatica uno, lasciamo le sacche e ci fiondiamo alla partenza, siamo decisamente in ritardo! Ci posizioniamo all’interno della nostra griglia (indovinate il colore), che chiaramente non è una delle prime e aspettiamo di partire. Il cielo non ha ancora deciso cosa fare, un po’ nuvolo, un po’ di vento, ogni tanto una spruzzatina d’acqua, staremo a vedere, noi ci siamo rifiutate di correre con l’antivento, male che vada ci bagneremo. Si parte e ammetto che passare sotto lo striscione dello start (esattamente tre minuti dopo i primi) sulle note del “Nessun Dorma” fa venire i brividi dall’emozione. Che finisce subito al primo passaggio sui Bastioni (per i non milanesi una delle poche salite di Milano) e che è completamente dimenticata al secondo passaggio (e siamo solo al quarto chilometro), sapendo che ce ne toccherà un terzo al 41° km!

Io

I primi chilometri sono sempre i più belli, all’interno delle zone più centrali di Milano, è bello guardarsi intorno mentre si corre; inoltre, qui le persone sono abituate a muoversi a piedi, non c’è l’ansia dell’automobilista inferocito che ti riempie di insulti. Lascio che sia la mia amica, più abituata agli ultra trail che non all’asfalto a decidere il passo, la strada è lunga, ma noi ci teniamo occupate chiacchierando. Sono curiosa di vedere la novità dei palchi di RDS, mi aspetto di trovare la loro musica sparata a manetta per dare la carica a noi maratoneti, invece ci sono cantanti che si esibiscono con un loro repertorio, bella idea per chi è li vicino  ad ascoltare, purtroppo noi che passiamo di corsa riusciamo a sentire, a fatica, poche parole.

Scordiamoci l’effetto “doping” della musica!

Arriviamo su una via, lunga circa un chilometro, da fare in entrambi i sensi; è vicino a casa dei miei genitori e anche alla mia. Mi guardo intorno, cerco mio papà, non c’è, ci resto un po’ male; sapevo che mia mamma non sarebbe venuta, ma speravo proprio di vedere almeno lui. Arrivata quasi al punto di svolta, intravedo mio figlio e mio marito che mi aspettano, mi sbraccio e contemporaneamente sento una mia amica che mi chiama; presa dalla gioia e frenesia di salutare tutti tiro dritto, finchè Stefania mi urla “Gira!”. Curvo in derapata, appena in tempo, e riparto, mandando gli ultimi baci alla “family”, cercando di darmi, inutilmente, un contegno. Ma poco più avanti incrocio mio papà che si guarda intorno con l’aria di chiedersi come fare a trovarmi, mi sbraccio di nuovo urlando “papà! papà!”, mi vede e mi saluta, fortuna che è abbastanza lontano da non accorgersi che ho gli occhi lucidi.

Continuiamo la nostra corsa rilassata e al ristoro del 17° km incrociamo il primo in classifica che ha già corso 35 km, praticamente ci ha doppiato, e ha l’aria riposata e la corsa fluida come se stesse facendo una scampagnata! Rosichiamo di sana invidia e “tiremm innanz”: Monte Stella, Parco di Trenno e siamo già al 25° km. La corsa è sempre rilassata e la chiacchiera non manca; una persona spiritosa ci urla che ce la stiamo prendendo comoda.

Amico credi sia facile correre e parlare per 25 km?

Anche questo richiede esercizio!

Chiacchiere

Forse parlo troppo

Arriviamo alla parte meno bella del percorso, fino al 35° km ci sono solo vialoni lunghi e noiosi. Questo è sempre il tratto più difficile da affrontare, quello che mette più a dura prova la resistenza soprattutto mentale di noi maratoneti che ci sentiamo un pochettino persi in questo “nulla” ad un chilometraggio in cui la fatica comincia a farsi sentire e, per alcuni, si presenta il fatidico MURO. Sappiamo che sono solo 8 chilometri, bisogna spingere la mente oltre e mettere un passo davanti all’altro.

Foto Euge

Al ristoro del 35° km, anche se ho lo stomaco chiuso, mi costringo a prendere un integratore che ho comprato e che devo assolutamente testare. Come dice Stefania, se anche dovesse farmi male mancano solo 7 km, “al massimo li cammineremo“. Non è che mi entusiasmino sia l’idea di stare male che quella di camminare, ma il test va fatto e quindi apro la barretta e me la caccio in bocca. E’ buonissima! Ha un gusto di cioccolato che mi fa gongolare. Volevo mangiarne solo metà, ma faccio fatica a mantenere il proposito, la finirei tutta senza problemi. Mi costringo a metterla via, non esageriamo che non si sa mai che effetti possa avere (fortunatamente non ha avuto nessun effetto deleterio; l’esperimento è riuscito e finalmente ho un integratore certo da portare alla 100 km).

Finalmente ci riportiamo verso il centro, la mia amica comincia a soffrire tutto questo asfalto, ogni tanto, senza accorgermene allungo il passo lasciandola indietro, ma lei mi richiama all’ordine con un perentorio “Pier!”.

Arriviamo all’ultimo ristoro, avevamo deciso di saltarlo, ma fa caldo e almeno un bicchiere di acqua lo beviamo e intanto, perchè no, rifiatiamo.

E per l’ultima volta siamo sui Bastioni, l’ultimo su e giù, curva e si vede il traguardo; ci prendiamo per mano e lo attraversiamo a braccia sollevate.

Arrivo

E’ vero che non è stata una maratona tirata, è vero che gli amici che mi hanno incontrata mi hanno detto “Ma tu ridi sempre?“, ma è anche vero che comunque questi 42 km e spiccioli li abbiamo corsi e quindi

perchè non andare orgogliosi di questo traguardo?
Foto Elisa

E’ vero …. rido sempre …

 

EA7 Emporio Armani Milano Marathon 2017

E’ fissato per domenica 2 aprile 2017  l’appuntamento con la XVII edizione di EA7 Emporio Armani Milano Marathon, il grande evento di running organizzato da S.S.D. RCS Active Team – RCS Sport, con partenza e arrivo in Corso Venezia.

Lo scorso settembre RCS Sport ha annunciato la partnership biennale con EA7 Emporio Armani. L’esclusivo brand sarà Title & Technical Sponsor della Milano Marathon. Le maglie tecniche, realizzate in due varianti di colore – una per la maratona e una per la staffetta – saranno firmate EA7 Emporio Armani e potranno essere indossate dai runner il giorno della competizione.

Lo scorso anno l’evento ha registrato la partecipazione di quasi 20.000 runner; quest’anno, nonostante la concomitanza con un’altra importante maratona, è stato registrato il record d’iscritti con: 6.300 partecipanti alla maratona; 12.000 alla staffetta e altri 6.000 alla Milano School Marathon.

Il tracciato, completamente ridisegnato anche grazie al contributo della leggenda vivente dell’atletica Haile Gebrselassie, ha l’obiettivo dichiarato di essere il più veloce sul territorio nazionale. Si è rivelato decisamente apprezzato dai runner italiani e stranieri, grazie a passaggi sia attraverso i luoghi simbolo di Milano, come il Duomo, sia nei quartieri della nuova città, come Porta Nuova e CityLife. Non mancheranno i luoghi legati allo sport milanese come lo Stadio di S. Siro, la Montagnetta e le sedi di Inter e Milan.

Rispetto agli anni scorsi sono state apportate alcune novità:

  •  il tracciato è stato modificato dopo il Parco di Trenno per renderlo più scorrevole
  • il numero di griglie in partenza è stato aumentato ad 8
  • aumentato il numero di pacer che garantiranno ben 13 andature differenti
  • per la staffetta sono state predisposte aree di cambio più lunghe e spaziose ed in prossimità delle stazioni della metropolitana per essere più facilmente raggiungibili.
  • I biglietti ATM per i corridori saranno gratuiti

planimetria percorso_MM17

CHARITY PROGRAM E EUROP ASSISTANCE RELAY MARATHON, PER CORRERE SOLIDALE

Il Charity Program è il grande progetto di solidarietà ideato da S.S.D. RCS Active Team – RCS Sport,  che consente a ogni atleta di correre per un’Organizzazione Non Profit e di aiutarla a raccogliere donazioni. “Corri, dona, vinci” è il motto dell’iniziativa, strettamente legata alla Europ Assistance Relay Marathon – staffetta non competitiva che si affianca a EA7 Emporio Armani Milano Marathon per l’ottavo anno consecutivo.

Anche per l’edizione 2017, le iscrizioni alla Relay Marathon saranno effettuate esclusivamente tramite i quasi 100 Charity Partner, suddivisi in 6 categorie di appartenenza (Platinum, Gold, Silver Plus, Silver, Bronze, Wild Card).

Rete del Dono, il più grande portale per la raccolta fondi on-line in Italia, supporta anche quest’anno le Onlus aderenti al programma, aiutandole a comunicare efficacemente l’importanza di legare la sfida sportiva a quella solidale, un efficace strumento di coinvolgimento in stile “anglosassone” per tutti coloro che desiderano correre per fare del bene.

Anche il Charity Program registra il suo record: superato del 50% quanto donato l’anno scorso.

Suisse Gas Milano Marathon

MILANO SCHOOL MARATHON

Dopo il grande successo delle prime due edizioni, grandi e piccini torneranno a correre insieme grazie a Milano School Marathon 2017, la mini-corsa non competitiva organizzata da S.S.D RCS Active Team e RCS Sport in collaborazione con OPES (Organizzazione per l’Educazione allo Sport). L’evento prenderà il via alle ore 10:10 circa da Corso Venezia, per concludersi dopo circa 2 km in via Palestro.

Milano School Marathon è rivolta ai ragazzi delle scuole elementari e medie, e ai loro accompagnatori (docenti, genitori, familiari). L’iscrizione prevede il pettorale, la t-shirt ufficiale EA7 (per tutti i ragazzi fino ai 14 anni) e un ricco ristoro finale.

Anche quest’anno, infine, il 50% delle quote di iscrizione raccolte sarà restituita alle scuole di appartenenza degli iscritti sotto forma di attrezzature sportive.

MARATONA DI MILANO 2016: SCHOOL MARATHON

#BERUNNING, LA NUOVA APP CHE DÀ VALORE ALLA PASSIONE PER IL RUNNING

RCS Sport lancia #berunning, una nuovissima app “intelligente” dedicata agli appassionati di corsa che seleziona e propone contenuti personalizzati sulla base degli interessi specifici degli utenti. Si tratta di un’applicazione multi-dispositivo che funziona su smartphone, tablet e PC, con l’obiettivo di creare una piattaforma di condivisone e di informazione ideale per tutti. #berunning si basa su una rivoluzionaria tecnologia di profiling chiamata #be, che utilizza in maniera efficace e protetta i dati generati ogni giorno dall’utente, analizzandoli e organizzandoli per generare un’offerta di contenuti digitali e di attività estremamente utili. Inoltre, l’app genera crediti calcolati in base ai kilometri registrati da ogni utente profilato e in base ai dati di navigazione (clicks/tempo). Crediti che l’appassionato di running potrà utilizzare per accedere a una serie di vantaggi collegati alla sua disciplina preferita.

RDS MUSIC MARATHON

RDS, nuova radio partner dell’evento, lancia il contest RDS Music Marathon. Fino al prossimo 26 marzo, i radioascoltatori sono invitati a inviare un loro video provino in cui interpretano cantando o suonando uno dei 40 brani proposti da RDS (l’elenco completo è su http://www.rds.it/gioco/rds-music-marathon/).

I partecipanti che raccoglieranno più voti dalla community di RDS avranno l’onore di potersi esibire sul palco di una delle otto isole musicali posizionati lungo il percorso della maratona, in presenza dei conduttori di RDS e accompagnati dalla musica della popolarissima emittente radiofonica.

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FOX SPORTS, BROADCASTER UFFICIALE DELL’EVENTO

La copertura televisiva della EA7 Emporio Armani Milano Marathon sarà garantita anche quest’anno da Fox Sports, con una trasmissione costruita in grande sinergia con RCS, per valorizzare e far vivere l’evento a 360 gradi: non solo la gara dei top runners che si contenderanno la vittoria, quindi, ma anche la Europ Assistance Relay Marathon e la Milano School Marathon.

Lo studio televisivo sarà collocato in una nuova posizione, dalla quale sarà meglio percepibile l’atmosfera di festa e coinvolgimento del villaggio interno ai Giardini “Indro Montanelli”, animato dalle attività delle quasi 100 Charity presenti all’evento.

Appuntamento sul canale 204 della piattaforma SKY, dalle 10:00 alle 13:30 circa.

IL MARATHON VILLAGE E IL PROGETTO “RUN FAST”

Nel 2017 il Marathon Village avrà una nuova location: si tratta del MiCo LAB, posizionato nell’ala nord di Fiera Milano Congressi, con accesso da piazzale Carlo Magno, con spazi più che raddoppiati rispetto agli altri anni.

Questo garantirà una forte sinergia con la BIT (i partecipanti alla maratona riceveranno 2 biglietti omaggio), la Borsa Internazionale del Turismo, anch’essa ospitata dai padiglioni di Fiera Milano tra il 2 e il 4 aprile. I visitatori del Marathon Village, nella giornata di sabato 1 aprile, potranno visitare in anteprima l’area Destination Sport della BIT, spazio interamente dedicato al turismo attivo.

La BITRun, corsa non competitiva nata nel 2016 e legata alla BIT, si trasforma nel BIT Trophy, un “traguardo volante” della maratona che assegnerà premi a tema turistico a maratoneti e staffette che transiteranno in precise posizioni di classifica.

Tra i tanti progetti che animeranno il villaggio della maratona spicca Run Fast, organizzata da FIDAL Lombardia-Athletic Elite. L’iniziativa richiama il claim della maratona meneghina (“Run fast, live cool”) e vivrà con gli orari di apertura del Marathon Village (venerdì 31 marzo dalle 12 alle 21 e sabato 1 aprile dalle 9 alle 19),  dando a tutti la possibilità di mettersi alla prova sui 40 metri di pista da atletica posizionati all’interno del villaggio.

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ISCRIZIONI E APERTURA MARATHON VILLAGE

  • L’iscrizione alla maratona si può effettuare esclusivamente online al prezzo di 79 euro fino al 31 marzo attraverso il portale Enternow.
  • La pre-iscrizione della squadra alla Europ Assistance Relay Marathon deve essere effettuata attraverso Enternow selezionando una delle Charity partner dell’evento (la lista dei progetti è disponibile qui: http://milanomarathon.it/it/staffetta/iscriviti/). Il pagamento dovrà essere effettuato direttamente alla ONP prescelta.
  • Grazie alla piattaforma “Find a Team Mate”, i runner singoli che vogliono partecipare alla staffetta, possono entrare in contatto con squadre già formate da 1 o 2 componenti per completare il team http://findateammate.milanomarathon.it/
  • Pettorali di gara (e pacco gara) dovranno essere ritirati press il Marathon Village venerdì 31 marzo dalle 12 alle 21 e sabato 1 aprile dalle 9 alle 19. Il Marathon Village si trova all’interno del MiCo LAB di Milano, con accesso da piazzale Carlo Magno 1 (Gate 17). La fermata della metropolitana più vicina (Domodossola, sulla linea M5 lilla) è a 600 metri dal villaggio.

Partenza

Crea la tua maratona

Nel momento in cui si decide di preparare un’ultra maratona bisogna mettere in conto che i fatidici “lunghi” del week-end sono veramente lunghi. Diventa, quindi, normale, in questo periodo, dover affrontare diverse maratone.

Ma, come ho scoperto, non è sempre così banale trovare una gara su questa distanza  a cui partecipare vuoi perchè non è la stagione giusta per questo tipo di competizione (vedi ad esempio il mese di febbraio); vuoi perchè le gare ci sono, ma troppo distanti da casa e con una famiglia non è sempre possibile allontanarsi un intero fine settimana per andare a fare quello che a tutti gli effetti è un allenamento.

E allora che si fa?

Ci si crea la propria personale maratona!

Ho cominciato a disegnarmela nella mente, pensando che, partendo al mattino molto presto (e questo è un vantaggio rispetto alle competizioni, almeno per me), sarebbe stato meglio che all’inizio rimanessi in zone più centrali, per poi spostarmi verso la periferia con l’aumentare della visibilità. Mi sono fatta un’idea di massima del percorso, ma non a quanti chilometri potesse corrispondere. Ho deciso di utilizzare il sito:

http://www.mapmyrun.com/it

che consente di creare il proprio percorso. Non è molto “user friendly”, ma con calma e pazienza si riesce a dare vita a una mappa che può anche essere salvata. Chiaramente arrivata a tracciare il 40° km ho schiacciato il pulsante sbagliato, perdendo tutto il lavoro fatto. Non avendo nessuna voglia di ricominciare ed essendomi fatta un’idea delle distanze, ho deciso che il resto lo avrei lasciato all’improvvisazione.

Stamattina alle 6,30 sono partita con l’idea di chiude la maratona in circa 4h, 30′; con molta calma. Mi sono diretta verso il centro, come programmato, e, bene o male, ho seguito l’itinerario che avevo immaginato, concedendomi alcune digressioni verso la Stazione Centrale ed una puntata in Piazzale Loreto. Verso il 15° km sono entrata in crisi e ho rallentato vistosamente; non poteva essere altrimenti visto che sono uscita a digiuno; per rimediare ho mangiato uno degli integratori che mi preparo per le lunghe distanze, battezzato da un’amica MAGIC BALL.

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La Stazione Centrale

Girando per il centro di Milano ho coperto i 2/3 della distanza, molto meglio di quanto pensassi, ma a quel punto ho dovuto ripensare ai rimanenti 14 km, il percorso che avevo in mente si allungava molto più rispetto a quanto mi restava da coprire e doveva essere rivisto. Il 28° km ha rappresentato un punto di svolta per due motivi: ho cominciato a sentire la stanchezza che ho tentato di combattere con un altro dei miei integratori; inoltre si è alzato un vento gelido ed ha cominciato a piovere, prima in modo leggero e poi sempre più forte. Mi è venuto freddo sia perchè obiettivamente la temperatura si è abbassata notevolmente, sia perchè, nonostante gli integratori, ero pesantemente in deficit energetico.

Ammetto che correre una maratona partendo a digiuno è una cosa veramente stupida da fare! 

Senza neanche accorgermene ho iniziato ad accelerare il passo per cercare di riscaldarmi, sono arrivata sui Navigli e finalmente ho puntato verso la periferia che non ho raggiunto perchè ormai mancavano meno di 10 km alla fine della corsa. Conoscendomi e sapendo quanto patisco gli ultimi chilometri di corse lunghe ho messo le cuffie e fatto partire l’MP3. La musica ha il potere di distrarmi e farmi dimenticare la stanchezza. E così ho svuotato la testa da tutti i pensieri che mi hanno fatto compagnia in quei primi 30 km e mi sono concentrata sulla musica che mi fluiva direttamente in testa e  sul mio solito mantra: “un piede e poi un altro”. Unica concessione un’occhio ogni tanto al GPS per evitare di arrivare,  a fine corsa, troppo distante da casa e dover fare un pezzo di strada camminando. Nonostante tutte le attenzioni sono comunque arrivata “lunga”, ma a 42,220 km ho spento il GPS e gli ultimi 800 m li ho fatti corricchiando, sotto il diluvio.

Alla fine è uscito un passo di 5′,58” min/km, buono, ma non giusto perchè in questo momento è importante che impari a tenere un ritmo molto lento che mi servirà durante l’ultra maratona. Questo invece, nonostante molti lo possano reputare da “lumaca stanca”, è per me un passo ancora troppo veloce. Quindi un tempo finale che soddisfa il mio orgoglio, ma che  mi fa pensare di non aver sfruttato completamente l’allenamento di oggi.

Un’ultima considerazione: stamattina ho fatto il periplo di Milano completamente sola; ho incontrato un paio di amiche runner che mi hanno invitato a fare un tratto di strada con loro, ma ho preferito rinunciare e continuare sola soletta. Mi rendo conto che per molti potrebbe essere una noia mortale tutto questo tempo senza nessuno con cui parlare o il sapere di non avere un appoggio in caso di difficoltà, ma io non soffro la solitudine; mentre corro ho la possibilità di ragionare, pianificare e pensare a cose che normalmente vengono lasciate in disparte  nella vita di tutti i giorni. L’essere sola non mi spaventa, anzi mi rilassa e mi tranquillizza. E anche quando arrivano i momenti di stanchezza o la voglia di mollare, quando la testa mi prospetta scenari apocalittici o dolori, se non inesistenti sicuramente maggiorati rispetto a quello che sono nella realtà, voglio che la spinta che mi permette di andare avanti venga solo ed esclusivamente da me stessa; se così non è tanto vale che interrompa l’allenamento, o la gara, e me ne ritorni a casa.

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Detto questo, fortuna che d’ora in avanti tutte gli allenamenti sulle lunghe distanze saranno coperti da gare; ho finito la fantasia e la creatività per preparare un’altra maratona, o peggio.

 

Valtellina Wine Trail

Innamorarsi di una corsa

Innamorarsene un Novembre che sembra maggio, con un sole splendente che accende i colori dell’autunno e re innamorarsene l’anno successivo in un Novembre che dà il meglio di sé con nebbia, pioggia, freddo e tanto tanto fango.

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Saltellando per mantenermi calda, sotto i portici di Tirano, in attesa della partenza della 42 km mi rammaricavo perchè un clima del genere avrebbe rovinato la vista spettacolare sulle montagne valtellinesi. Niente di più sbagliato! Certo il panorama si è rivelato molto diverso rispetto a quello dell’anno scorso, ma non per questo meno coinvolgente. Le nuvole l’hanno fatta da padrone: quando ci si infilava all’interno tutto diventava lattiginoso, i rumori ovattati, il mondo intorno scompariva. Sono stati, per quel che mi riguarda, i tratti più impegnativi dove più ho patito il freddo pungente, la pioggia ininterrotta e il tanto fango, che ci ha accompagnato per almeno metà del tracciato, nel quale si sprofondava fino a metà polpaccio e che rendeva estremamente impegnativo rimanere in piedi. Ma quando nel nostro saliscendi (D+ di 1731 m) si superavano le nuvole la vista era da favola: interi pendii colorati di giallo, rosso e verde; il fondovalle che giocava a nascondino con la nebbia e le cime improvvisamente spruzzate di neve che ti portavano a pensare “fortuna che qui piove e basta”.

Il tracciato, era quasi interamente corribile ma impegnativo, non presentava salite e discese lunghissime, ma continui strappi, in un senso o nell’altro, che non permettevano mai alle gambe, già stanche per la lotta con il fango, di riposarsi. La sua originalità era dovuta al fatto che, per buona parte, si sviluppava all’interno dei vigneti della zona; nel senso che abbiamo, letteralmente, corso tra un filare e l’altro sui quali ancora era rimasto attaccato qualche grappolo dall’ultima raccolta.Correre da un terrazzamento e l’altro è stato divertente, ma i gradini per passare dall’uno all’altro spezzavano il rimo della corsa rendendola faticosa. E se non si era tra vigneti allora si era nei meleti o, fiore all’occhiello, all’interno delle cantine valtellinesi di Sassella, Inferno, ecc, (mai nome di trail è stato più azzeccato) con il tipico profumo del mosto ad inebriarti ed i proprietari ad incitarti.

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Innamorata dei volontari lungo il percorso, fermi ore ed ore sotto la pioggia, ma sempre pronti ad indicare la strada e ad incitarti. E di quelli ai ristori (numerosi ed abbondanti) che ti aprivano il bicchierino quando ti vedevano con le mani tremanti o che, se ti attardavi un po’ più del dovuto ridendo ti dicevano: “non stai facendo l’happy hour”. E di quello che si è avvicinato e, con aria paterna, mi ha tolto, con una spugnetta bagnata, il fango dalle guance.

Innamorata delle persone e soprattutto dei bambini che hanno sfidato il tempaccio  pronti a festeggiare i corridori con canti, urla, trombette e con le manine protese verso di noi per il tipico “batti cinque”. Che emozioni ci hanno regalato.

E perchè no innamorata anche dell’arrivo a Sondrio, tra due ali di persone, nonostante le ore impiegate per finire la corsa e della medaglia grande, bella , pesante che ti dice a grandi lettere:

sei un finisher!

Una gara che mi è entrata nel cuore e che rifarei ogni anno.

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