Archivi tag: RoadtoTC

Perchè non sempre si tira una maratona

E al mercoledì arrivo anch’io, dopo aver passato due giorni a riflettere, per parlare della mia maratona di Milano.

A riflettere perchè dopo aver letto tutti i post e i molti blog dei tanti finisher della doppia sfida Milano – Roma, mi sono domandata che senso può avere parlare di una maratona corsa esclusivamente come allenamento; senza pathos, senza ansie, senza incertezze, con l’unico obiettivo di stare più ore possibile sulle gambe.

Poi ho deciso di farlo, di dare questa visione della CORSA REGINA, un po’ disincantata, un po’ allegra a volte commossa.

Io e la mia amica Stefania, che avendo le stesse mie ambizioni correrà con me, scendiamo dal treno alla stazione della metropolitana di Porta Venezia, zona di partenza della maratona, insieme ad altre 9000 persone, tra staffettisti e maratoneti, e tutti puntiamo alla stessa uscita che scopriamo, troppo tardi, essere chiusa. Sali le scale, scendi le scale, risali da un’altra parte. Incrociamo anche qualche “sfortunato” che vorrebbe scendere in metropolitana e guarda, con aria atterrita, la fiumana pal-color di gente pronta ad investirlo.

Mia Partenza

In partenza

Vorremmo andare a salutare degli amici che si trovano in due differenti stand al “Villaggio delle Onlus”, ne troviamo a fatica uno, lasciamo le sacche e ci fiondiamo alla partenza, siamo decisamente in ritardo! Ci posizioniamo all’interno della nostra griglia (indovinate il colore), che chiaramente non è una delle prime e aspettiamo di partire. Il cielo non ha ancora deciso cosa fare, un po’ nuvolo, un po’ di vento, ogni tanto una spruzzatina d’acqua, staremo a vedere, noi ci siamo rifiutate di correre con l’antivento, male che vada ci bagneremo. Si parte e ammetto che passare sotto lo striscione dello start (esattamente tre minuti dopo i primi) sulle note del “Nessun Dorma” fa venire i brividi dall’emozione. Che finisce subito al primo passaggio sui Bastioni (per i non milanesi una delle poche salite di Milano) e che è completamente dimenticata al secondo passaggio (e siamo solo al quarto chilometro), sapendo che ce ne toccherà un terzo al 41° km!

Io

I primi chilometri sono sempre i più belli, all’interno delle zone più centrali di Milano, è bello guardarsi intorno mentre si corre; inoltre, qui le persone sono abituate a muoversi a piedi, non c’è l’ansia dell’automobilista inferocito che ti riempie di insulti. Lascio che sia la mia amica, più abituata agli ultra trail che non all’asfalto a decidere il passo, la strada è lunga, ma noi ci teniamo occupate chiacchierando. Sono curiosa di vedere la novità dei palchi di RDS, mi aspetto di trovare la loro musica sparata a manetta per dare la carica a noi maratoneti, invece ci sono cantanti che si esibiscono con un loro repertorio, bella idea per chi è li vicino  ad ascoltare, purtroppo noi che passiamo di corsa riusciamo a sentire, a fatica, poche parole.

Scordiamoci l’effetto “doping” della musica!

Arriviamo su una via, lunga circa un chilometro, da fare in entrambi i sensi; è vicino a casa dei miei genitori e anche alla mia. Mi guardo intorno, cerco mio papà, non c’è, ci resto un po’ male; sapevo che mia mamma non sarebbe venuta, ma speravo proprio di vedere almeno lui. Arrivata quasi al punto di svolta, intravedo mio figlio e mio marito che mi aspettano, mi sbraccio e contemporaneamente sento una mia amica che mi chiama; presa dalla gioia e frenesia di salutare tutti tiro dritto, finchè Stefania mi urla “Gira!”. Curvo in derapata, appena in tempo, e riparto, mandando gli ultimi baci alla “family”, cercando di darmi, inutilmente, un contegno. Ma poco più avanti incrocio mio papà che si guarda intorno con l’aria di chiedersi come fare a trovarmi, mi sbraccio di nuovo urlando “papà! papà!”, mi vede e mi saluta, fortuna che è abbastanza lontano da non accorgersi che ho gli occhi lucidi.

Continuiamo la nostra corsa rilassata e al ristoro del 17° km incrociamo il primo in classifica che ha già corso 35 km, praticamente ci ha doppiato, e ha l’aria riposata e la corsa fluida come se stesse facendo una scampagnata! Rosichiamo di sana invidia e “tiremm innanz”: Monte Stella, Parco di Trenno e siamo già al 25° km. La corsa è sempre rilassata e la chiacchiera non manca; una persona spiritosa ci urla che ce la stiamo prendendo comoda.

Amico credi sia facile correre e parlare per 25 km?

Anche questo richiede esercizio!

Chiacchiere

Forse parlo troppo

Arriviamo alla parte meno bella del percorso, fino al 35° km ci sono solo vialoni lunghi e noiosi. Questo è sempre il tratto più difficile da affrontare, quello che mette più a dura prova la resistenza soprattutto mentale di noi maratoneti che ci sentiamo un pochettino persi in questo “nulla” ad un chilometraggio in cui la fatica comincia a farsi sentire e, per alcuni, si presenta il fatidico MURO. Sappiamo che sono solo 8 chilometri, bisogna spingere la mente oltre e mettere un passo davanti all’altro.

Foto Euge

Al ristoro del 35° km, anche se ho lo stomaco chiuso, mi costringo a prendere un integratore che ho comprato e che devo assolutamente testare. Come dice Stefania, se anche dovesse farmi male mancano solo 7 km, “al massimo li cammineremo“. Non è che mi entusiasmino sia l’idea di stare male che quella di camminare, ma il test va fatto e quindi apro la barretta e me la caccio in bocca. E’ buonissima! Ha un gusto di cioccolato che mi fa gongolare. Volevo mangiarne solo metà, ma faccio fatica a mantenere il proposito, la finirei tutta senza problemi. Mi costringo a metterla via, non esageriamo che non si sa mai che effetti possa avere (fortunatamente non ha avuto nessun effetto deleterio; l’esperimento è riuscito e finalmente ho un integratore certo da portare alla 100 km).

Finalmente ci riportiamo verso il centro, la mia amica comincia a soffrire tutto questo asfalto, ogni tanto, senza accorgermene allungo il passo lasciandola indietro, ma lei mi richiama all’ordine con un perentorio “Pier!”.

Arriviamo all’ultimo ristoro, avevamo deciso di saltarlo, ma fa caldo e almeno un bicchiere di acqua lo beviamo e intanto, perchè no, rifiatiamo.

E per l’ultima volta siamo sui Bastioni, l’ultimo su e giù, curva e si vede il traguardo; ci prendiamo per mano e lo attraversiamo a braccia sollevate.

Arrivo

E’ vero che non è stata una maratona tirata, è vero che gli amici che mi hanno incontrata mi hanno detto “Ma tu ridi sempre?“, ma è anche vero che comunque questi 42 km e spiccioli li abbiamo corsi e quindi

perchè non andare orgogliosi di questo traguardo?
Foto Elisa

E’ vero …. rido sempre …

 

La 100 km di Seregno

La manifestazione prevede diverse gare:

  • 100 km valevole come Campionato Italiano FIDAL 100 km su strada
  • 60 km
  • Mezza maratona
  • Straseregno: corsa non competitiva di 8 km, per le famiglie, tra i parchi della cittadina

Le competizioni si svolgono su un anello di 20 km, da coprire da una a tre volte a seconda della distanza scelta,  che transita sul territorio di cinque Comuni brianzoli (Seregno, Cabiate, Carate Brianza, Verano Brianza e Giussano), con partenza ed arrivo a Seregno.

Ho deciso di fare i 60 km, come ultimo lunghissimo prima dei 100 km della Tuscany Crossing.

La partenza è prevista per le 8 di mattina e quest’anno coincide con il passaggio all’ora legale, quindi per tutti noi runner sveglia ancora prima dell’alba!

All’interno del Palazzetto che ospita spogliatoi e deposito borse c’è un’ampia zona dedicata ai massaggi, la voglia di sdraiarsi su un lettino è tanta, ma preferisco non fare esperimenti prima di una gara così lunga, magari ci tornerò alla fine della corsa per sciogliere i muscoli.

Allo start piove, ma le previsioni meteo indicano un netto miglioramento del clima durante la giornata, quindi evito l’antipioggia e parto in maglietta. La temperatura si mantiene però bassa, il cielo rimane nuvoloso e a tratti piove e per i primi chilometri soffro un po’ il freddo.

Partenza

Io ed un’amica abbiamo deciso di correre insieme, 60 km passano più facilmente in buona compagnia. L’idea originaria è quella di andare tranquille, con un passo rilassato, senza strafare e chiudere la gara in circa 6h,30”. Invece partiamo subito ad un buon ritmo, sotto i 6’/km, chiacchieriamo e, indubbiamente, la temperatura fresca ci aiuta.

Ringrazio il cielo che ci sia lei a correre con me perchè il percorso non è dei migliori; ha il vantaggio di essere tutto in piano, a parte tre salitelle, ma si snoda per la maggior parte o in zone periferiche dei paesi oppure, per un bel tratto, lungo la superstrada che porta a Lecco; non proprio un paesaggio edificante. Tutto il percorso è presidiato dai volontari sempre sorridenti e con la battuta pronta; mentre gli attraversamenti stradali vengono controllati da carabinieri e polizia locale.

Percorso

Il percorso

Ogni 5 km ci aspetta un ristoro, ben fornito, anche se non sono presenti prodotti specifici per celiaci, ma comunque con banane, arance, uvetta e zuccherini adatti anche a noi; oltre a tutti i tipi di beveraggi: acqua, sali minerali, cola, te caldo. Per gli atleti della 100 Km c’è la possibilità di consegnare i propri ristori personalizzati al 10° e 20° km. Nonostante non faccia caldo ci fermiamo ad ogni ristoro a bere e non perdiamo occasione per fare quattro chiacchiere con i volontari presenti. Avevo programmato di mangiare ogni 12 chilometri circa e per questo motivo mi sono portata le mie “magic  balls”; ma ho capito subito che non è giornata, infatti non sento assolutamente la necessità di mangiare e quando al 15° km provo a mangiarne una subito si presentano mal di stomaco e nausea.

Ridendo e scherzando siamo arrivate alla fine del primo giro, a questo punto ne rimangono “solo” due da fare. Il cielo continua a rimanere coperto ed ogni tanto scende un po’ di pioggia, ma la temperatura si è alzata e si sta meglio; anzi adesso speriamo che il meteo si mantenga così e non ci faccia morire di caldo. Continuiamo a ripeterci di correre in modo tranquillo, ma non abbassiamo il ritmo e, sempre chiacchierando, passiamo nuovamente sotto il traguardo; anche i 40 km sono andati.

Foto Roby

Attacchiamo il terzo ed ultimo giro con lo stesso entusiasmo del primo, ma mentre Annamaria è fresca come se veramente fossimo all’inizio della gara a me sembra di essere in una bolla, svuotata da ogni energia, con la testa che gira e gli occhi annebbiati. Adesso il cielo si è aperto ed è arrivato un bel sole caldo, troppo caldo; mi domando come facciano a correre quelli che hanno ancora addosso l’antivento, io mi sto sciogliendo. Se per un po’ ho accarezzato l’idea di riuscire a fare tutta la gara con questo passo adesso so, invece, che è arrivato il momento di pagare il conto per questo ritmo così “allegro”. Provo a risparmiare le energie e smetto di parlare.  Bene o male arrivo a metà giro, mancano solo 10 km, un’eternità, stringo i denti e arranco per altri 3 km,ma a questo punto più che correre ho l’impressione di galleggiare.So di non riuscire a fare 7 km in queste condizioni, anche se a fatica convinco  la mia amica ad andare avanti senza di me e mi metto a camminare  per riprendere fiato.  Così sto molto meglio, quindi, al diavolo il tempo che già pregustavo di portare a casa, e adotto la stessa tecnica che uso quando corro con mio figlio: 800 m di corsa e 200 m di camminata. Il concentrarmi su questa alternanza mi aiuta a coprire i chilometri che mancano, ma dal 58° smetto di camminare; al traguardo ci voglio arrivare correndo!

La sensazione che si prova quando ti infilano la medaglia al collo è sempre unica ed irripetibile e stavolta mi dico che me la sono più che meritata!

Medaglia II

Guardo gli altri runner che si avviano verso il ristoro finale, camminano tutti rigidi, molti zoppicano e poi mi rendo conto che anch’io ho le gambe rigide, zoppico e non riesco a fare due passi nella stessa direzione, mi metto a sghignazzare.

Solo dieci minuti fa i miei unici pensieri erano concentrati sul perchè costringa il mio corpo a questi sforzi, perchè debba sempre spostare l’asticella un po’ più in alto e perchè non mi accontenti di fare gare più brevi. Adesso, invece, prevale la soddisfazione, l’orgoglio per essere riuscita anche questa volta a portare a casa una gara così impegnativa ed anche con un buon risultato. E nella mia testa sto già programmando le sfide per il secondo semestre dell’anno; chissà come tutte dalla maratona in su.

Una mia amica mi chiede se noi ultra-maratoneti abbiamo qualche patologia particolare; cosa posso risponderle se non: assolutamente si! 

SIAMO AFFAMATI DI CHILOMETRI

 

 

 

Firenze Urban Trail

Una gara che mi ha stupito, che non mi aspettavo e che mi ha lasciato la voglia di ritornare l’anno prossimo.

Firenze, grazie alla sua posizione, permette di organizzare un vero Urban Trail; in questo caso le possibilità a disposizione erano addirittura sei:

  • 13 km by night con 500 m D+ da correre il sabato sera
  • 30 km e 600 m  D+ a metà tra “urban” e “trail”
  • 45 km con 1200 m D+ un’ultra maratona sulle colline fiorentine
  • Challenge: 13 km sabato sera e 30 km la domenica mattina
  • Ultra-Challenge:  13 km sabato sera e 45 km la domenica mattina (la mia scelta)
  • Firenze Urban Walking: camminata a passo libero e con la tecnica del Nordic Walking il sabato sera.

Sabato pomeriggio vado all’expo (FUTEX) a ritirare pettorale e pacco gara e qui ho probabilmente l’unica delusione del weekend: il pacco gara è veramente misero con solo una maglietta, bisogna dire molto bella, ed un cappellino; decisamente scarso considerando anche il costo dell’iscrizione.

Pacco gara

Purtroppo, dal punto di vista meteo, la giornata non è delle migliori e, alle 9 di sera, quando siamo tutti in Piazza S. Croce sulla linea di partenza, con le nostre lampade frontali accese, si scatena il diluvio! Incassiamo la testa tra cappellini e anti-pioggia cercando di ripararci come possiamo in attesa del via. Il percorso, tutto all’interno della città incanta per la  bellezza; si attraversano il Loggiato degli Uffizi, Ponte Vecchio, Palazzo Pitti, si sale alla collina di Forte Belvedere; si scende sino in Piazza della Signoria e poi ancora su verso la collina di San Miniato al Monte e poi Piazzale Michelangelo da cui si ammira un panorama mozzafiato di tutta Firenze, e nuovamente giù per terminare la corsa esattamente dove è iniziata, in Piazza Santa Croce. 13 km di puro piacere sempre illuminati dalla scia di più di mille luci che si inseguono e si seguono per tutto il tracciato.

Mappa 13 km notturna

Il percorso della 13 km

Il tempo di riposarsi qualche ora ed è già il momento di prepararsi per il trail “vero”; quello da 45 km. Guardo fuori dalla finestra, sperando che oggi il meteo sia più clemente, niente da fare, cielo grigio e pioggerellina. La partenza non cambia, sempre da Santa Croce, stamattina siamo molti meno ad affrontare la doppia sfida dei 30 e 45 km.

IMG-20170305-WA0008

La partenza della 45 km

Partiamo; il primo tratto ricalca il percorso della sera precedente, che bello vedere quello che ieri sera era solo possibile intuire alle luci delle frontali. Davanti agli Uffizi la gente già in coda, e sono solo le 8,30 del mattino, ci applaude e noi ricambiamo; il loro tour de force non sarà meno faticoso del nostro! Arriviamo all’argine e qui ci aspettano 4 km lungo l’Arno tutti dritti, mentalmente un po’ duri da affrontare; nemmeno i tre o quattro passaggi da una riva all’altra riescono a renderli meno noiosi. A questo punto, e siamo al 15° km, si sale e si sale praticamente ininterrottamente fino al 30° km, prima le salite ripide fino  Settignano, poi il single track nel bosco fino a Castel di Poggio, poi verso Fiesole e la cima di Monte Ceceri.

All’inizio corro, poi corricchio, poi cammino; la stanchezza ed i chilometri di ieri si fanno sentire, guardo sempre più spesso il GPS per sapere quanta strada mi manca da fare. Cosa stupida, così il tempo passa ancora più lentamente. Fortuna che la pioggia è durata poco e adesso c’è un bel sole a riscaldarci ed i panorami alleviano, almeno in parte la stanchezza.

IMG-20170305-WA0012

Su una gradinata scivolosa cado, tanto per cambiare, e mi prendo anche la strigliata del volontario che aveva appena finito di avvisarmi della pericolosità di quei gradini; penso “comunque grazie per la solidarietà”. Inizia la discesa ripida verso le cave di Maiano, un po’ di sollievo per le gambe, ma poi si ritorna su a Settignano. Ancora giù nel bosco, in un single track completamente infangato, si fa fatica a rimanere in piedi in alcuni punti sembra di pattinare più che correre. All’improvviso sono sull’argine, so che mancano pochi chilometri all’arrivo, ma so anche che i nuvoloni neri che sono comparsi all’improvviso in cielo non portano niente di buono. Infatti si scatena un temporale fortissimo, con il vento contro e tanta, tanta acqua. In due minuti sono completamente zuppa, ogni passo è una lotta contro le folate così forti che sembrano volerti spingere indietro. Supero alcuni concorrenti che sono allo stremo, come se io fossi fresca come una rosa! Dopo 10 minuti di acquazzone torna il sole e finisce anche l’incubo di questi 6 interminabili chilometri sull’argine.

IMG-20170305-WA0015

Si rientra in città, mancano un paio di chilometri, ormai è fatta, arrivo ad una curva, la riconosco è la stessa di ieri sera, subito dopo c’è il traguardo che taglio sorridendo e sento i miei amici, che sono rimasti ad aspettarmi, che mi chiamano. La gioia è doppia!

IMG-20170305-WA0027

Arriva anche la medaglia ed il meritato te caldo; una volontaria vuole a tutti i costi darmi qualcosa da mangiare, cerco di spiegarle che non ho fame, ma è inutile, prendo un arancio per farla contenta e vado nello spogliatoio dove lo regalo ad un’altra runner.

Medaglia

Seduta nello spogliatoio penso che sono stanca, ma non distrutta e che questi 45 km sono stati esattamente il tipo di allenamento di cui avevo bisogno in questo momento: tanti tratti corribili, molto sali scendi, poco single track; un tracciato, se non ho capito male, molto simile a quello che troverò in Val d’Orcia tra poco più di un mese. Inutile dire che sono stati utili anche dal punto di vista mentale, insegnandomi, ancora una volta che i propri limiti si superano solo se si allena la mente a crederci e a portarci oltre.

Mappa trail 45 km

Il percorso della 45 km

Cosa mi è piaciuto:

  • Tantissime combinazioni di gare tra cui scegliere
  • Ottima organizzazione
  • Volontari molto gentili e disponibili
  • Trail lungo ben segnalato e presidiato dai volontari
  • Ristori abbondanti anche per noi ultimi
  • Ristoro finale con alimenti per celiaci

Cosa migliorerei:

  • Pacco gara un poì’ scarso
  • L’andata e ritorno sull’argine sono lunghi e psicologicamente affaticanti
  • Metterei qualche alimento per celiaci anche nei ristori intermedi

 

 

La 6 ore per l’Abbraccio

Seconda edizione dir questa gara che concilia running e solidarietà, infatti è stata pensata e organizzata per sostenere l’Associazione l’Abbraccio Onlus che

“nasce nel Maggio del 2005 dalla volontà di un gruppo di genitori sensibili al problema della disabilità infantile in tutte le sue manifestazioni. È stata costituita con lo scopo di condividere le esperienze tra genitori che vivono questa realtà, di aiutare il bambino disabile e di sostenere la sua famiglia all’interno di un progetto di integrazione e di sollievo”.

Con l’intento di coinvolgere più persone possibili offre ampie possibilità di scelta:

  • 6 ore individuale
  • 6 ore a staffetta ulteriormente suddivise in: 1 ora per 6 frazionisti; 2 ore per 3 frazionisti; 3 ore per 2 frazionisti.

Difficile dire che non si è trovata la formula di proprio gradimento.

Io scelgo la prima soluzione, anche se in piano è un buon allenamento in vista della Tuscany. Forte dell’esperienza dell’anno scorso sul medesimo tempo e sapendo che sono una che parte piano e poi rallenta pianifico la mia gara: le prime 2 ore a passo 6′,00”, le 2 ore centrali a passo 6′,15” e la 5a e 6a ora, se riesco, a 6′,30”. Ristori tassativi ogni due giri (5 km); i miei integratori al 15°, 30° e 45° km. Tutto super programmato!

Scopro che durante la manifestazione sarà sempre presente la musica e non porto l’MP3; quando arrivo sul posto mi accorgo dell’errore: la musica c’è, ma nella zona dei ristori non lungo tutto il percorso. Potevo arrivarci anche prima; se il percorso misura 2,5 km difficilmente può essere coperto tutto dagli altoparlanti. Dovrò intrattenermi per tutte le ore che ho davanti.

Spogliatoio, cambio, qualche chiacchiera con le altre runner per alleviare un po’ di tensione e poi tutti sulla linea di partenza e … via.

io-ii

Il tracciato non è come me lo ero immaginato, niente terreno piatto con la ghiaietta che aiuta anche le articolazioni, ma una strada di campagna sterrata con buche, sassi, avvallamenti.

percorso

(Foto di Antonio Capasso)

Il primo tratto è completamente scoperto e vista la bella giornata di sole immagino già il caldo che farà tra un paio d’ore. Incrociamo una fattoria con le mucche che ci guardano con aria perplessa (e come dargli torto), poi si entra nella zona coperta dagli alberi e ci si bea con un pochetto di frescura.

mucca

(Foto di Antonio Capasso)

Ogni 500 m ci sono i segnali della distanza percorsa e già mi immagino quando all’ultimo giro farò il countdown per arrivare al traguardo. Dietro una curva una salitella, tre passi non di più, ma so che tra qualche ora le mie gambe odieranno ogni singolo passaggio in quel punto. La strada è molto dissestata, bisogna studiare bene le traiettorie per cercare di non stancarsi più del dovuto. Ultimo passaggio di fianco alla strada e il primo giro è finito. Penso che la mia idea iniziale di provare a battere il record dell’anno scorso di 53,8 km ed arrivare almeno a 55 sia pretenziosa, ma questo tracciato mi esalta perchè mi rendo conto che, con le sue difformità sarà molto allenante.

Vado con il mio passo, ma alla fine del secondo giro invece di passare nella zona ristori proseguo, cominciamo bene, ho fato solo 5 km e già non sto rispettando la tabella di marcia. Al terzo giro, assetata, mi fermo a bere; i ristori sono ben riforniti con acqua, coca, integratori e te caldo, ma anche con frutta fresca e secca, dolci, patatine, gallette, parmigiano. Procede tutto bene fino al 12° km quando mi rendo conto di essere già in riserva, non capisco perchè visto che ho fatto la solita colazione pre gare lunghe, comunque anticipo i tempi e prendo il primo degli integratori. Faccio due conti e mi rendo conto che non ne avrò a sufficienza se dovessi continuare ad averne bisogno così spesso. Me la prendo con me stessa, in fondo portarne una in più non mi avrebbe distrutto dalla fatica!

ristoro

(Foto di Antonio Capasso)

Le prime 2 ore sono passate, devo decidere se rallentare il ritmo o continuare così, ma obiettivamente sto bene e quindi proseguo con lo stesso passo. Sento che le energie stanno calando di nuovo, ma oggi ho il verme solitario?, cerco d’ingannarmi mangiando uno zuccherino, ma al 25° km ho i crampi allo stomaco. Sarà fame o altro? L’unica  è provare a mangiare e vedere cosa succede. E la seconda “magic ball” sparisce, sono a meno di metà strada e ho quasi finito gli integratori; almeno i crampi sono spariti. Arrivo al 30° km pimpante, sto tenendo bene, decido di non rallentare, lo farò solo se sentirò il fisico affaticato.

Di colpo, senza nessun segnale, precipito in un “buco nero”; improvvisamente mi sento stanca, la gamba sinistra, tutta incerottata per aiutare i muscoli affaticati dalle continue corse, si fa sentire in tutto il suo dolore, non voglio più continuare, voglio ritirarmi, fermarmi e piangermi addosso. Mi domando come posso affrontare una 100 km se non sono in grado di correre nemmeno 6 ore, comincio a studiare possibili scuse per non partecipare neanche alla Tuscany.

io

(Foto di Antonio Capasso)

Per 10 lunghissimi chilometri mi trascino in questo stato penoso, finché due eventi mi danno la scossa: prima di tutto guardando il GPS mi rendo conto che nonostante quello che mi sta dicendo la testa, il mio fisico sta benissimo, il passo si è abbassato solo di qualche secondo, la corsa è fluida, il respiro è regolare e senza affanno. Poi al ristoro azzecco la combinazione vincente d’integrazione: uvetta e Coca-Cola; bastano pochi chilometri e mi rendo conto che sono in grado di spazzare via dalla testa tutte le ansie che mi hanno assillato nell’ultima ora, finalmente torno a guardare questa gara con occhi diversi, proiettati al traguardo finale e non ad un ritiro prematuro. Pazzesco tutto questo patire è stato causato da un’integrazione insufficiente! Non so se gioire della scoperta o darmi della deficiente. Per sicurezza faccio entrambe le cose. Da qui in poi, ad ogni ristoro, prendo una manciata di uvetta ed un bicchiere di Coca!

Le quattro ore di corsa sono superate, adesso corro stabile a 6′,15” e mi va benissimo, cerco di distrarmi pensando ai miei famigliari che stanno finendo di pranzare, cercando d’immaginarmi cosa avrà preparato loro la nonna. Poi penso alla mia carissima amica che starà passeggiando sulle sue colline e per un tratto le faccio compagnia, anche se solo virtualmente. Osservo gli altri corridori: gli staffettisti che ci superano sfrecciando e gli “ultra”, ormai provati dalla distanza con quelli che camminano e quelli che corricchiano. Anche i primi in classifica, che mi superano per l’ennesima volta, non hanno più il passo elastico di alcune ore fa. E come avevo previsto odio tutte le volte che passo sulla salitella, anche se sono i glutei a lamentarsi più delle gambe.

Di colpo mi rendo conto che ce la posso fare a raggiungere i 55 km, decido che quello è il mio obiettivo, una volta raggiunto, passeggerò fino alla fine delle 6 ore. Adesso sono stanca, ma una stanchezza fisica, legata al fatto che sono tante ore che corro, in effetti mi rendo conto di non aver mai camminato, e non più mentale come quella che mi aveva colpito a metà gara.

Al passaggio sul traguardo dopo 5 ore e trenta, mi danno un cinesino da appoggiare a terra allo scoccare delle 6 ore. A questo punto scatta qualcosa in me e decido di provarci, continuo a correre, accelero anche un pochetto, voglio vedere quanto riesco a fare. Adesso mi riconosco, questa sono io, quella che non molla, che ci prova sempre. Faccio altri 2 giri, mancano ancora 5 minuti, mi dico che un altro chilometro magari riesco a farlo, ci provo; tento anche una leggera accelerazione. Suonano le trombe, cinesini a terra. Ho fatto la figa a correre per fare un chilometro in più? Bene adesso devo tornare al traguardo camminando, il sole è sparito dietro le nuvole e mi sto congelando. Fortuna che sono in compagnia di altri due runner e dopo 6 ore di silenzio posso scambiare quattro chiacchiere.

All’arrivo vado subito al ristoro, anche in questo caso ottima l’organizzazione che si è preoccupata sia di noi celiaci che dei vegani, mi mangio due gallette che sono un po’ salate, non sopporto più il dolce, e vado a cambiarmi.

Il mio GPS dice che ho corso per 57,5 km, sono veramente molto soddisfatta, ma lo sono ancora di più quando la classifica finale dice che in realtà  i chilometri percorsi sono un po’ più di 58 km e che sono 5a tra le donne!

podio

Ma la vittoria più importante è stata quella di essere riuscita a superare quel bruttissimo momento no e di aver creduto fino in fondo nelle mie possibilità.

Cosa mi è piaciuto:

  • correre finalmente lontano dalle macchine
  • il percorso è tosto, un trail senza dislivello, molto allenante
  • ristori abbondanti dalla prima all’ultima ora e pensati per tutte le esigenze
  • pacco gara ricco

Cosa migliorerei:

  • sarebbe bello poter avere delle docce a fine corsa
  • poter disporre di massaggiatori aiuterebbe a recuperare dalla fatica
  • qualche volontario lungo il percorso aiuterebbe a stemperare la noia.
Non dimenticandoci che tutto questo è stato pensato per sostenere l’associazione L’Abbraccio e questo è il loro sito:
http://www.abbraccio.it

 

 

Corri con Energia

hdr

Un nuovo motto, slogan, incitamento? Assolutamente no, ma la prima edizione di una “tapasciata” organizzata lungo le rive dell’Adda il cui nome è presto spiegato: durante la corsa si incontrano due centrali idroelettriche che sono un bellissimo esempio di archeologia industriale.

Come dicevo una prima edizione che meglio di così non poteva presentarsi:

  • 3 percorsi a disposizione degli atleti: 8, 15 e 21 km
  • deposito borse, spogliatoi e docce
  • percorso super presidiato dai volontari
  • ristori tanti e ben riforniti
  • ristoro finale con vin brulè e pasta e fagioli
  • un percorso, parlo della 21 km, che offre la possibilità di ammirare non solo le 2 centrali di cui sopra, ma anche una chiesetta costruita su un’antica rocca e il famoso “Ponte di S. Michele”. I primi 11 km, quasi tutti lungo l’alzaia del fiume Adda, sono sicuramente i più belli da correre con un misto di asfalto e sterrato (in alcuni punti ghiacciato), un pò di salita nel bosco e anche una serie di gradini per raggiungere la chiesa.
  • il tutto alla modica cifra di 3 €

gara-22-01-17

Un suggerimento che mi sento di dare, per la prossima edizione, è di migliorare la gestione dei parcheggi, oggi un pò “selvaggi” e di modificare  gli ultimi 10 km della gara più lunga, abbastanza anonimi tra paesini e il parco agricolo che in questo periodo dell’anno non è molto attraente.

In generale si può dire

PROMOSSA A PIENI VOTI!