E al mercoledì arrivo anch’io, dopo aver passato due giorni a riflettere, per parlare della mia maratona di Milano.
A riflettere perchè dopo aver letto tutti i post e i molti blog dei tanti finisher della doppia sfida Milano – Roma, mi sono domandata che senso può avere parlare di una maratona corsa esclusivamente come allenamento; senza pathos, senza ansie, senza incertezze, con l’unico obiettivo di stare più ore possibile sulle gambe.
Poi ho deciso di farlo, di dare questa visione della CORSA REGINA, un po’ disincantata, un po’ allegra a volte commossa.
Io e la mia amica Stefania, che avendo le stesse mie ambizioni correrà con me, scendiamo dal treno alla stazione della metropolitana di Porta Venezia, zona di partenza della maratona, insieme ad altre 9000 persone, tra staffettisti e maratoneti, e tutti puntiamo alla stessa uscita che scopriamo, troppo tardi, essere chiusa. Sali le scale, scendi le scale, risali da un’altra parte. Incrociamo anche qualche “sfortunato” che vorrebbe scendere in metropolitana e guarda, con aria atterrita, la fiumana pal-color di gente pronta ad investirlo.
Vorremmo andare a salutare degli amici che si trovano in due differenti stand al “Villaggio delle Onlus”, ne troviamo a fatica uno, lasciamo le sacche e ci fiondiamo alla partenza, siamo decisamente in ritardo! Ci posizioniamo all’interno della nostra griglia (indovinate il colore), che chiaramente non è una delle prime e aspettiamo di partire. Il cielo non ha ancora deciso cosa fare, un po’ nuvolo, un po’ di vento, ogni tanto una spruzzatina d’acqua, staremo a vedere, noi ci siamo rifiutate di correre con l’antivento, male che vada ci bagneremo. Si parte e ammetto che passare sotto lo striscione dello start (esattamente tre minuti dopo i primi) sulle note del “Nessun Dorma” fa venire i brividi dall’emozione. Che finisce subito al primo passaggio sui Bastioni (per i non milanesi una delle poche salite di Milano) e che è completamente dimenticata al secondo passaggio (e siamo solo al quarto chilometro), sapendo che ce ne toccherà un terzo al 41° km!
I primi chilometri sono sempre i più belli, all’interno delle zone più centrali di Milano, è bello guardarsi intorno mentre si corre; inoltre, qui le persone sono abituate a muoversi a piedi, non c’è l’ansia dell’automobilista inferocito che ti riempie di insulti. Lascio che sia la mia amica, più abituata agli ultra trail che non all’asfalto a decidere il passo, la strada è lunga, ma noi ci teniamo occupate chiacchierando. Sono curiosa di vedere la novità dei palchi di RDS, mi aspetto di trovare la loro musica sparata a manetta per dare la carica a noi maratoneti, invece ci sono cantanti che si esibiscono con un loro repertorio, bella idea per chi è li vicino ad ascoltare, purtroppo noi che passiamo di corsa riusciamo a sentire, a fatica, poche parole.
Scordiamoci l’effetto “doping” della musica!
Arriviamo su una via, lunga circa un chilometro, da fare in entrambi i sensi; è vicino a casa dei miei genitori e anche alla mia. Mi guardo intorno, cerco mio papà, non c’è, ci resto un po’ male; sapevo che mia mamma non sarebbe venuta, ma speravo proprio di vedere almeno lui. Arrivata quasi al punto di svolta, intravedo mio figlio e mio marito che mi aspettano, mi sbraccio e contemporaneamente sento una mia amica che mi chiama; presa dalla gioia e frenesia di salutare tutti tiro dritto, finchè Stefania mi urla “Gira!”. Curvo in derapata, appena in tempo, e riparto, mandando gli ultimi baci alla “family”, cercando di darmi, inutilmente, un contegno. Ma poco più avanti incrocio mio papà che si guarda intorno con l’aria di chiedersi come fare a trovarmi, mi sbraccio di nuovo urlando “papà! papà!”, mi vede e mi saluta, fortuna che è abbastanza lontano da non accorgersi che ho gli occhi lucidi.
Continuiamo la nostra corsa rilassata e al ristoro del 17° km incrociamo il primo in classifica che ha già corso 35 km, praticamente ci ha doppiato, e ha l’aria riposata e la corsa fluida come se stesse facendo una scampagnata! Rosichiamo di sana invidia e “tiremm innanz”: Monte Stella, Parco di Trenno e siamo già al 25° km. La corsa è sempre rilassata e la chiacchiera non manca; una persona spiritosa ci urla che ce la stiamo prendendo comoda.
Amico credi sia facile correre e parlare per 25 km?
Anche questo richiede esercizio!
Arriviamo alla parte meno bella del percorso, fino al 35° km ci sono solo vialoni lunghi e noiosi. Questo è sempre il tratto più difficile da affrontare, quello che mette più a dura prova la resistenza soprattutto mentale di noi maratoneti che ci sentiamo un pochettino persi in questo “nulla” ad un chilometraggio in cui la fatica comincia a farsi sentire e, per alcuni, si presenta il fatidico MURO. Sappiamo che sono solo 8 chilometri, bisogna spingere la mente oltre e mettere un passo davanti all’altro.
Al ristoro del 35° km, anche se ho lo stomaco chiuso, mi costringo a prendere un integratore che ho comprato e che devo assolutamente testare. Come dice Stefania, se anche dovesse farmi male mancano solo 7 km, “al massimo li cammineremo“. Non è che mi entusiasmino sia l’idea di stare male che quella di camminare, ma il test va fatto e quindi apro la barretta e me la caccio in bocca. E’ buonissima! Ha un gusto di cioccolato che mi fa gongolare. Volevo mangiarne solo metà, ma faccio fatica a mantenere il proposito, la finirei tutta senza problemi. Mi costringo a metterla via, non esageriamo che non si sa mai che effetti possa avere (fortunatamente non ha avuto nessun effetto deleterio; l’esperimento è riuscito e finalmente ho un integratore certo da portare alla 100 km).
Finalmente ci riportiamo verso il centro, la mia amica comincia a soffrire tutto questo asfalto, ogni tanto, senza accorgermene allungo il passo lasciandola indietro, ma lei mi richiama all’ordine con un perentorio “Pier!”.
Arriviamo all’ultimo ristoro, avevamo deciso di saltarlo, ma fa caldo e almeno un bicchiere di acqua lo beviamo e intanto, perchè no, rifiatiamo.
E per l’ultima volta siamo sui Bastioni, l’ultimo su e giù, curva e si vede il traguardo; ci prendiamo per mano e lo attraversiamo a braccia sollevate.
E’ vero che non è stata una maratona tirata, è vero che gli amici che mi hanno incontrata mi hanno detto “Ma tu ridi sempre?“, ma è anche vero che comunque questi 42 km e spiccioli li abbiamo corsi e quindi
perchè non andare orgogliosi di questo traguardo?