Scuron Night Trail

Correre una maratona a Luglio? Difficile, c’è troppo caldo.

Ma se qualcuno ne organizzasse una in notturna, magari anche un marathon trail, sui colli piacentini, con 1.100 m di D+?

cartina-percorso-scuroni

Il tracciato

Ed eccomi alla partenza, insieme ad altri 180 runner, pronta ad affrontare questa nuova esperienza: 42 km tutti nel buio della notte, che dirlo così sembra facile se non fosse che una delle mie più grandi paure è proprio quella di perdermi, di notte, in montagna. In fondo è per questo motivo che ho deciso di farla, per riuscire a superare anche questa paura!

IMG_20170722_203358

Si parte

Partiamo alle 21 da Carpaneto Piacentino, i primi chilometri sono in piano, in parte attraverso i campi coltivati, che qui non mancano, ed in parte in un boschetto con un po’ di sali e scendi, ma niente d’impegnativo. Le frontali vengono accese subito, nonostante sia ancora luglio le giornate si sono accorciate e il buio sta prendendo il sopravvento. La terra, dopo mesi di siccità, si è trasformata in sabbia; in alcuni punti le scarpe fanno fatica a fare presa e infatti al nono chilometro, mentre affronto una salita, scivolo e cado sulle ginocchia. Cominciamo bene! Fortuna che c’è solo qualche graffietto. Arriva la prima salita impegnativa, all’interno del bosco; in alcuni punti i tracciatori hanno dovuto creare degli scalini per permetterci di salire; nessuna scarpa ha abbastanza grip su questo terreno riarso. E mentre cammino (devo farmene una ragione sono una stradista)  vedo le lucciole svolazzare davanti a me; è da quando ero bambina che non ne vedo più. Un’emozione incredibile che purtroppo dura poco, perchè si scende, e di bruto anche! Praticamente sono su un single track stretto ed in alcuni punti con una discreta pendenza, chiuso dai rami degli alberi e con le radici che sbucano ovunque. Forse la lampada al petto invece della classica frontale non è stata un’idea geniale, non ho una gran visibilità. Finalmente si torna all’aperto, mi giro e alle mie spalle vedo tanti puntini luminosi, qualcuno mi sta seguendo. Alzo gli occhi e gli stessi puntini li vedo nel cielo ricoperto da una miriade di stelle; uno spettacolo in questa notte così limpida.

IMG_20170722_214350

I runner alle mie spalle

Si sale e si scende su lunghi pratoni, per il momento la paura di perdermi è accantonata, vedo davanti a me le luci di chi mi precede e dietro sento le voci di chi mi segue. Comunque il percorso è tracciato in modo perfetto, difficile perdersi, ogni pochi metri si trova una bandella con il suo catarifrangente.

Senza troppi affanni arrivo al 19° km, Rustigazzo, dove si trova il ristoro principale e il  punto di controllo. Bevo e mangio un bel pezzo d’anguria, fresca e dolce; sono indecisa se caricare le borracce, fa molto caldo e ho bevuto tanto, ma decido di aspettare al ristoro successivo. Saluto, riparto e per un po’ mi perdo nei miei pensieri ascoltando la musica proveniente dal paese successivo dove hanno organizzato la tipica festa estiva. Si scende nuovamente, la musica si è affievolita e di colpo mi rendo conto di essere completamente sola: nessuna luce, nessuna chiacchiera. Attimo di panico! Poi mi domando perchè; sto bene, il percorso è ben segnalato, il tracciato è faticoso e impegnativo, ma non difficile e sono qui anche per questo: se voglio pensare di allungare le mie gare devo imparare ad affrontare la loro componente notturna. Mi rilasso e riparto al mio passo: camminata in salita, corsa in discesa; finchè non sento grufolare nei cespugli al mio fianco: i cinghiali! Secondo attimo di panico: cosa faccio accelero o mi metto a camminare? Intanto che la testa ragiona le gambe hanno già deciso e mi ritrovo a volare sul sentiero; nessun rumore alle mie spalle,  fortunatamente non mi hanno seguita, posso riprendere un’andatura più rilassata. Ogni tanto incontro qualche cascina dove i cani cominciano ad abbaiare appena ci si avvicina, penso alla nottataccia dei poveretti che ci abitano e a tutte le maledizioni che ci staranno tirando.

Dal 20° al 30° km ci sono tre salite veramente dure, di quelle da affrontare praticamente piegati in due e, visto che non ho le racchette, con le mani sulle gambe, per aiutarle nella spinta. Caspiterina che fatica!

Intorno al 25° km vengo superata, nel giro di poco tempo, da cinque corridori; siamo in un tratto non particolarmente impegnativo, significa che sono io che ho rallentato. Mi rendo conto che mi sono completamente dimenticata di mangiare,  le barrette sono ancora nello zaino. Non ho nessuna fame, ma devo mangiare qualcosa altrimenti non riuscirò mai ad arrivare alla fine; così appena inizia una salita attacco, con molto poco entusiasmo una barretta. Ammetto che fa subito effetto, mi sento non solo più in forze, ma anche con la mente meno annebbiata; sono sempre molto furba, devo sempre arrivare alle stremo prima di decidermi a nutrirmi. Peccato che quei cinque non li recupererò più.

Ho l’impressione che la lampada faccia un pò meno luce, fortuna che ho quella di ricambio nello zaino; mi viene un sospetto: non ho controllato il materiale prima di partire e se la lampada fosse caduta in macchina? Palpo freneticamente l’esterno dello zaino per sentire la frontale, non sento niente, in compenso mi sbilancio e rischio di cadere. O lascio perdere e decido che c’è tutto, oppure mi fermo e controllo; il problema è richiudere i gancetti con quelle asole microscopiche e con questo buio. Con un po’ di apprensione proseguo, cercando di fare i conti su quanto tempo ancora dovrei correre e quanta durata ha questa lampada (chiaramente alla fine scoprirò di averli sbagliati entrambi).

Arrivo al 30° km e all’ultimo ristoro: acqua e coca (ormai un must) e un altro pezzo d’anguria. Ricarico una borraccia con l’acqua fresca della fonte e riparto. Gli ultimi 6/7 km ripassano sulla stessa strada dell’andata e sono praticamente in piano, il grosso dello sforzo sembra essere fatto; ancora due grufolate a farmi compagnia, mi sto abituando e non rischio più l’infarto. Al 35° km sbuco dal bosco e non trovo la strada, strano fino ad ora è sempre stata segnata in modo impeccabile; mi guardo intorno, muovo la lampada e finalmente vedo le frecce a terra, ma non capisco dove portino, davanti a me c’è solo una collina coltivata. Alzo gli occhi e vedo le lucine che salgono lungo questa collina: ha una pendenza pazzesca! Attimo di sconforto, ma non posso fare altro che arrancare fino in cima. Questa è proprio l’ultima, guardo l’altimetria sull’orologio, praticamente è fatta. Attraverso un campo di aglio e l’odore è fortissimo, quasi nauseante; mi distraggo guardando il cielo che sta diventando rossiccio, l’alba si avvicina, mi domando che ore siano.  Finalmente ritrovo il tracciato dell’andata, dentro al boschetto, ma adesso non mi sembra così bello; anzi, ho l’impressione di essere una biglia che rotola all’interno di una di quelle piste che si costruiscono sulla spiaggia e con tanto di paraboliche. Su e giù, avanti e indietro, ogni volta che credo di essere arrivata alla fine, trovo un’altra svolta, sembra non avere fine; inciampo un paio di volte, ma incredibilmente riesco a stare in piedi. Mi ritrovo a cantare “Take me home” di John Denver, sghignazzo pensando a come sono messa male. Finalmente sbuco all’aperto e in un attimo sono sull’asfalto di Carpaneto; è fatta! Col cavolo! Gira a destra, poi a sinistra, poi dritto, poi gira ancora, ma allora arriviamo si o no? Finalmente dopo l’ennesima svolta vedo il gonfiabile, sono arrivata, lo passo, la foto e la medaglia (tra l’altro molto bella)!

IMG_20170723_032720

Finisher

C’è il pasta party con anche i salumi, ma lo stomaco è chiuso, l’unica cosa che riesco a mangiare è l’anguria, oggi sono monotematica. Alterno un bicchiere d’acqua ad un pezzo di anguria finchè non mi sento sufficientemente sazia e pronta per farmi una bella doccia rigenerante.

Sono contenta di essere venuta; la corsa è stata molto più impegnativa e quindi molto più soddisfacente di quanto pensassi; le gambe hanno retto abbastanza bene anche se dal 25° km il nervo sciatico si è fatto sentire in tutto il suo splendore; forse non ho superato totalmente la mia paura della montagna di notte, ma sicuramente sono pronta ad affrontarla con uno spirito diverso; l’organizzazione è stata ottima sotto tutti i punti di vista e questo ha fatto si che ci si potesse divertire senza ansie particolari. Una bella nottata con lucciole, stelle, animali grufolanti e me stessa.

Lascia un commento